Ricette verdi per salvare il clima. Storia, politica, economia e scienza del Global Warming
Per la settimana dedicata all’Europa, che ha intitolato quest’anno, il 2014, alla Green Economy, l’”Istituto Comprensivo Velletri Centro” ha programmato una serie di iniziative cui far partecipare gli alunni delle classi seconde della Scuola Media “Andrea Velletrano”. Una di queste prevedeva un incontro-dibattito con il geologo e divulgatore scientifico Franco Foresta Martin, che è intervenuto giovedì 8 maggio presso la Sala Micara del Palazzo Vescovile, a Velletri.
Spiegare la scienza ai più giovani con i termini tecnici appropriati, ma in modo semplice, non ci è sembrata una missione impossibile, anche quando a parlare di certi aspetti relativi all’ambiente è stato un tecnico, che ha sensibilizzato i nostri giovani alunni su come la cura dell’ambiente dipenda dai nostri stili di vita, dai nostri comportamenti quotidiani.
Franco Foresta Martin ha esordito facendo notare ai presenti come da anni si parli tanto di effetto serra, ma forse non tutti sanno che l’effetto serra tanto incriminato è in realtà indispensabile per evitare temperature estreme che renderebbero proibitive le condizioni di vita sul nostro pianeta. Infatti si tratta di un fenomeno naturale che consente di avere una temperatura media di 15° C, che sarebbe piuttosto di -20°C, senza la capacità dell’atmosfera di trattenere sotto forma di calore parte dell’energia solare.
Dall’esame degli strati di neve delle carote estratte dalle calotte polari si nota come i residui di anidride carbonica lì accumulati mantengano una concentrazione costante fino all’Ottocento, quando subiscano un’impennata, a causa dell’avvento della Prima Rivoluzione Industriale. Da allora si è notato anche un innalzamento costante delle temperature e del livello dei mari, causato prevalentemente dallo scioglimento dei ghiacciai. Basti solo pensare che dal 1965 al 2010 si è passati da una presenza di 10 miliardi di tonnellate di CO2 ad una di 35 tonnellate.
Già Aristotele nel IV sec. a.C. nella sua opera “La Meteorologia” prendeva in esame le oscillazioni climatiche, che hanno sempre influito sulle attività umane. La Terra cambia posizione nelle epoche, e persino la sua forma, ma nell’arco di 100,000 anni, così come la sua posizione in relazione a quella delle stelle, in 21,000 anni e ciò provoca dei forti cambiamenti nel clima, dovuto al modo di ricevere i raggi solari. Altro fattore è l’interazione tra i gas raffreddanti e quelli riscaldanti presenti sul nostro pianeta, ma non sono questi ad interferire oggi sulle temperature del globo terrestre. Bisogna ammettere che il genere umano è diventato una vera forza della Natura. Tanto da generare cambiamenti climatici!
Da alcuni decenni stiamo assistendo ad un effetto serra aggiuntivo, di carattere antropico, del quale si occupano con cadenza annuale le conferenze climatiche delle Nazioni Unite. Il problema venne discusso per la prima volta livello mondiale a Rio de Janeiro nel 1992 e il nostro relatore ci riferisce di essere stato presente in veste di inviato del Corriere della sera, per il quale seguiva già dal 1990 tutte le conferenze climatiche. Ma le potenze mondiali decidono di stilare una Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change) solo nel 1997 in quello che è più comunemente noto come Protocollo di Kyoto, dove rilevano la necessità di stabilizzare le concentrazioni di alcuni gas dannosi, diminuendoli gradualmente del 25%, senza tuttavia dettare ai singoli governi vincoli specifici sulla limitazione delle emissioni, esentandone solo i Paesi in via di sviluppo. Oggi dobbiamo constatare che proprio quei paesi, con in testa Cina e India, sono i maggiori inquinatori, a causa del fatto che privilegiano l’uso del carbone a quello del gas.
Un rimedio potrebbe essere la ristrutturazione dei sistemi energetici, provvedimento adottato anche in Europa, ma soprattutto altrove le emissioni aumentarono. Un’altra soluzione potrebbe essere la tecnologia verde ed un maggiore impiego delle energie rinnovabili. A questo punto, in qualità di geologo, Franco Foresta si dice personalmente dispiaciuto di come il petrolio si stia esaurendo in soli tre secoli, dopo aver impiegato milioni di anni per formarsi.
Quindi, quali altre soluzioni, soprattutto nel nostro piccolo? In realtà le soluzioni sono già sotto i nostri occhi, ma sembra piuttosto difficile rinunciare a tante abitudini scorrette nel nostro quotidiano: limitazione nei trasporti privati o di tutto ciò che implichi il trasporto delle merci con i relativi imballaggi e conseguente smaltimento, risparmio energetico a livello domestico. Se si volesse provare qualcosa di più sistematico si potrebbe pensare all’installazione di pannelli solari o fotovoltaici, o persino all’uso di auto elettriche o ad idrogeno.
Quanto detto va a connettersi ad una visione più ampia, quella della Green Economy, che ci dovrebbe innanzitutto indurre a pensare “in verde”, non solo perché riciclare vuol dire risparmiare, ma anche perché potrebbe portare a nuovi posti di lavoro, e non ci si riferisce soltanto a quello della produzione di energia in centrali apposite, ma anche all’ammodernamento delle fabbriche secondo sistemi produttivi “verdi”. Ciò presuppone un grande cambiamento anche nella nascita e diffusione di nuove professioni, quindi i più giovani oggi dovrebbero già iniziare a guardare al loro mondo del lavoro di domani anche in quest’ottica. Quando si parla di economia verde non ci riferisce solo alla produzione industriale, ma a tutto un insieme di relazioni in tutti i campi lavorativi.
E i governi fino a che punto pensano in “verde”? L’aspetto più preoccupante della nostra economia italiana è l’acquisto di energia dall’estero, con spese di approvvigionamento che gravano sull’economia nazionale, quindi è fondamentale affrancarsi da questa sudditanza verso i paesi esteri.
A livello internazionale esiste un Gruppo Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici che ha il compito di studiare le relazioni di tutte le conferenze scientifiche e farne un rapporto finale, e tutti i rapporti addebitano all’uomo la causa di ciò che sarebbe meglio chiamare Surriscaldamento Globale.
Se non vogliamo fare la fine della rana che per un esperimento scientifico finì in pentola, abbiamo consapevolezza delle scelte di vita quotidiane! …Non sapete di che esperimento si tratti? Fareste meglio ad informarvi, prima che sia troppo tardi!
Antonella Carrubba