Abbiamo atteso per molto tempo di vedere le spettacolari immagini che Ustica saprebbe offrire anche attraverso gli obiettivi di webcams installate con acuta lungimiranza dalla Amministrazione comunale e sapientemente posizionate da tecnici attenti e professionalmente ispirati.
Abbiamo atteso altrettanto a lungo che venissero risolte le “insuperabili” difficoltà di installazione riconducibili a qualche decina di euro di spesa o al ripristino di impianti elettrici preesistenti ma fatiscenti per essere ricompensati dalle immagini iconiche della nostra isola tanto ambite anche e soprattutto da chi vive lontano dalla propria terra o da chi ne ha gustato l’essenza per averla conosciuta da visitatore o da chi, navigando sul web alla ricerca casuale del bello, potrebbe scoprire che in mezzo al Tirreno esiste Ustica.
Attesa vana e amara sorpresa.
Una webcam, oggi spenta, fino a qualche giorno fa inquadrava il piazzale del Municipio e una normale via deserta prospicente il Municipio stesso e un’altra attivata alla Falconiera riporta l’immagine di un vasto e monotono tratto di mare senza alcuna particolare attrattiva paesaggistica: niente rosee albe, niente tramonti rutilanti, niente vivaci e colorite vedute del paese, niente ubertose contrade campestri nelle quali riconoscere i ridenti e familiari scorci di Tramontana o la propria avita casa di campagna. Soltanto immagini prive di interesse specifico, insignificanti, non certamente tali da entrare nel cuore e nella mente di uno spettatore lontano e da alimentare il desiderio ed il piacere di essere lì. Su Ustica dovrebbero essere attive mille webcams per diffondere nel mondo le immagini delle sue mille meraviglie.
Ce n’è abbastanza per sentirsi delusi, per chiedersi perché Ustica da tempo, da troppo tempo, da almeno una quarantina di anni, non sappia vendere le proprie risorse naturali al grande pubblico dei suoi potenziali estimatori; perché iniziative utili alla diffusione di un richiamo turistico di effetto immediato, come una semplice webcam, vengano contrastate e mortificate da difficoltà o cause che l’opinione pubblica potrebbe aver difficoltà a comprendere qualora ne fosse informata.
Piccole cose con scarsa rilevanza amministrativa ma fortemente identificative, se realizzate, di una efficace gestione di ogni disponibilità.
E’ il caso di ricordare le difficoltà vissute dalla splendida struttura messa su con encomiabile impegno scientifico e illuminata intuizione dal nostro concittadino e illustre geologo Franco Foresta Martin che ha dovuto per lungo tempo intrattenere i visitatori del suo centro di vulcanologia alla Falconiera con l’illuminazione prodotta dalle pile di alcuni cellulari per la persistente mancanza di energia elettrica.
Nessuno vorrebbe credere o soltanto ipotizzare che siffatte difficoltà possano coincidere con la “disattenzione” di un sistema tutto italiano che sovente trova nel gioco dello scarica barile la panacea di tutti i propri limiti operativi ma rimane il dato di fatto della loro perversa azione contro ogni tentativo di modificare uno stato di fatto opinabile.
Non si possono di certo addebitare le difficoltà vissute oggi da Ustica egli esempi di piccole discrasie quali quelli appena riportati; ben altre ne sono le cause e, oggettivamente, alcune indipendenti dalla volontà di singoli Amministratori, ma ogni cosa ben fatta, anche la più insignificante, quella che proviene anche da iniziative non istituzionali può essere la pietra d’angolo, il punto di partenza per altre che verranno, può servire da sprone per altri, può essere un piccolo passo in avanti per un cammino virtuoso e auspicabilmente più fortunato.
Ustica, oggi, vive grandi difficoltà dalle quali è necessario uscire con rapidità ma è lecito chiedersi se e quanto sarà in grado di farlo; purtroppo non è pessimismo tout court, è l’esperienza del passato che induce ad un pessimismo razionale, di quel passato che, a partire dai lontani anni 60, aveva portato l’isola ad un passo dal grande salto, probabilmente il prodromo tradito di un presente molto diverso da quello che l’isola oggi vive.
Un salto che si sarebbe realizzato se soltanto gli amministratori che si sono succeduti, con qualche meritoria eccezione, indicando con il dito la luna lontana, non avessero visto, forse, soltanto il dito; se non avessero avuto altro mantra che quello di utilizzare le risorse immense che Ustica avrebbe potuto – ma potrebbe ancora – offrire al proprio sviluppo turistico, economico e sociale con l’impegno di tutti in un clima di solidarietà figlia di interessi comuni.
Le ampie opportunità finanziarie che lo strumento salvifico del PNRR (vedi le tabelle allegate) offre oggi ad una piccola comunità come Ustica, ad esempio, sono sicuramente preziose ma – e auguriamoci tutti che avverrà – vanno utilizzate non con una visione limitata al contingente, non soltanto per porre una pezza su eventuali vecchie sdruciture o, non sia mai, per mero clientelismo ma come occasione unica, probabilmente irripetibile, per invertire un trend che non può prescindere dalla visione luminosa della luna oltre il proprio dito.
Non è facile. Ma se non si potesse riuscire nel superamento di una visione troppo limitata e particolare della realtà locale e non si aprisse l’orizzonte oltre quello della costa che recinge l’isola, se si restasse vincolati ad un disegno di sviluppo condizionato da piccoli interessi localistici o, peggio, alimentato da fugaci forme di economia precaria, se non si sapesse correre il rischio di qualche impopolarità, se non si tirasse dritto verso il soddisfacimento di un “vero” interesse comune trasformato in economia strutturale, i soldi, da qualunque fonte provenienti, finirebbero impietosamente ingoiati da una voragine ricoperta in breve tempo dalla polvere di un inutile passato che non diventerà storia.
E’ doveroso porsi con spirito positivo e con la migliore disposizione nei confronti di chi saprà riuscire in tutto ciò e rendersi artefice di un futuro migliore; c’è da augurarsi che la saggezza guidi chi amministra oggi e chi lo farà domani, che chi ha e avrà la responsabilità di guida e di interferire, quindi, sul destino di una comunità apra la mente ad una idea di sviluppo diverso da quella fin qui applicata. In una parola, che non avvenga come per le immagini che non avremmo voluto vedere, quelle offerte da una webcam malamente e distrattamente installata o miseramente illuminate dalla luce di alcuni cellulari e che, quanto prima si possa restare stupefatti nel vedere le meravigliose immagini che ognuno di noi sogna per Ustica.
Se ciò non potesse avvenire, se un graduale ma radicale cambio di passo e un poderoso colpo d’ala non facessero uscire la nostra isola da una lunga fase di stallo, temo che quelle immagini rischino di rimanere un sogno, offuscate da una pesante coltre di improvvide “disattenzioni” e di malinconici rimpianti. Quella diventerà una brutta storia
Sergio Fisco