Sino alla metà degli anni ’60 il numero dei coltivatori diretti si era mantenuto stabile intorno alle 50/60 unità. Fino ad allora erano bastati appena due ettari di terreno per mantenere una famiglia. All’epoca l’istituto della mezzadria era molto diffuso in ragione del fatto che molte proprietà raggiungevano appena l’ettaro costringendo i coltivatori a farvi ricorso. Con due ettari e per motivi contingenti, si esercitava un’agricoltura di tipo intensivo ed in questo modo si sbarcava il lunario. Il periodo era l’immediato dopoguerra. Il 15.9.1964 la legge 756 interviene vietando la stipula di ulteriori accordi di mezzadria e cambia di fatto l’economia dell’isola. I piccoli proprietari hanno cominciato a vendere ed a reinventarsi manovali edili, perché gli acquirenti, forestieri, non erano interessati minimamente ad alcun tipo di coltivazione, ma per costruirvi un fabbricato per le vacanze. Il passaggio di mano in sé non era negativo in quanto i nuovi proprietari mantenevano comunque pulito il terreno. I problemi sono iniziati non molto tempo fa (15 anni?) quando è stata istituita la “riserva terrestre orientata” di poco successiva a quella marina e quando le Amministrazioni pro tempore vi misero del loro per rendere difficile qualsiasi costruzione con Piani Particolareggiati fortemente restrittivi che prevedevano ampie zone di verde agricolo in aggiunta alla riserva e che hanno surrettiziamente reso impossibile qualsivoglia costruzione. Si consideri che sul terreno di Tramontana di 22.000 mq. (più di 2 ettari) degli eredi Bonaccorsi si può costruire solo un fabbricato di 81 mq.! La conseguenza è che questo magnifico fondo rimarrà invenduto e sarà il luogo ideale per centinaia di conigli selvatici e di colombacci. Nel frattempo, sui terreni invenduti si farà strada l’erba e soprattutto la macchia mediterranea che, se da una parte rallegra i Verdi dall’altra lascia nello sconforto i proprietari che si ritrovano di fatto con un fondo espropriato. A tutte queste restrizioni l’Amministrazione pro tempore ha calato il suo asso abbassando la percentuale di cubatura dallo 0,03 a 0,02. E pensare che all’epoca – parliamo forse degli anni 2013/2014 – la situazione socioeconomica era chiara e molto ben delineata e nulla faceva presagire un ritorno al passato: le tutele ambientali erano più che sufficienti per impedire una “ischitizzazione” del territorio usticese. Nei miei tre o quattro viaggi annuali per visitare la mia isola, quando l’aereo sorvolava la dorsale Appenninica e da Napoli puntava su Palermo si vedeva Ischia e si osservava una distesa di costruzioni senza soluzione di continuità e non si scorgeva un angolo di verde: una follia. Ciò non sarebbe mai successo a Ustica. Amo la mia isola come e forse più di molti residenti e se fosse successo mi avrebbe fatto star male.
Sono certo che il fine alla base di questo passo volto a contrastare la cementificazione dell’isola è tra i più nobili. Ma era sufficiente il divieto legato alla superficie ed alla cubatura di nuove costruzioni per scoraggiare abusi. I cittadini usticesi sanno che il loro diritto di proprietà è stato fortemente compromesso da una ideologia inopportuna? E l’opposizione? Il compito dell’opposizione è proprio quello di controllare l’operato di chi governa.
Esaurita la superficie non era più possibile costruire: sullo stesso fondo non più di una costruzione. Era pacifico che il provvedimento restrittivo dell’Amministrazione avrebbe congelato lo status quo! Tra venti anni i terreni ancora in mano agli usticesi impossibilitati a venderli diventeranno macchia Mediterranea, come si è riformata attorno al sito archeologico della Colombaia dove sono stati spesi parecchi miliardi di lire del contribuente italiano. Forse sarebbe stato necessario un maggior rigore intellettuale per assumere una decisione tanto importante. Anche se il Comune rappresenta l’Ente territoriale più piccolo dell’organizzazione dello Stato, ha comunque il dovere di avere una visione strategica non limitata dunque all’arco temporale del suo mandato. Purtroppo, la verità è che neanche in campo nazionale succede questo: infatti dopo De Gasperi non abbiamo avuto altri Statisti. La natura si è ripresa il maltolto durato 300 anni (da quando è stata colonizzata dagli eoliani) e sarà accontentata quando i 10 coltivatori rimasti – che non hanno ricambio – dovranno abbandonare la campagna per raggiunti limiti di età. Perché l’Amministrazione che verrà non prova a ripristinare quanto meno la vecchia percentuale di cubatura riportandola allo 0,03? Ciò è nelle sue disponibilità e potrebbe incoraggiare eventuali acquirenti desiderosi di trasferirsi nell’isola o almeno di trascorrervi le vacanze in modo che tutti ne potrebbero trarre giovamento.
Giuseppe GIUFFRIA
5 risposte
Il comune ha mai provveduto a redigere il “ piano di utilizzazione” della zona B ?
Salve,
Salve Sig. Giuseppe Giuffria (di Eugenio?),
Alcune mie considerazioni iniziando da due nostri precedenti commenti,
riferito a quanto pubblicato da questa testata giornalistica in data 16.02.2023 :
“La Corte dei Conti non ha approvato il Piano di riequilibrio finanziario redatto nel 2017”.
In quella occasione auspicavo :
– Dimissioni dell’amministrazione;
– Nomina Commissario ad acta.
– Appena possibile Lista UNICA;
– Per almeno 10 anni nessuno degli attuali amministratori, ma anche del passato, deve ricandidarsi.
Il suo commento,
Perche’ rottamare l’attuale amministrazione eletta nel 2018?
Partendo da cio’, ed appellandomi all’Art. 21 della Costituzione, provo ad esprimere una opinione
critica nei confronti dell’attuale amministazione,senza pero’ risparmiare le precedenti (…anzi)!
Chi meglio dell’attuale amministrazione, forte del fatto che il Vice sindaco e’ stato per decenni Capo UTC di Ustica, avrebbe potuto mettere in pratica quanto da Lei giustamente attenzionato (e che condivido in pieno)?
Bene ha fatto anche a ricordare la “RNO” e le amministrazioni “ambientaliste” del passato;
tanto attente al “Verde” al punto di sfregiare la Piazza (“parco” compreso), e non ultime altri luoghi ad essa adiacenti, vedi zona Farmacia, Posta e poco sopra… molto “distratte” invece per quanto riguarda lo spazio pubblico; solo per fare un breve accenno.
In caso possa essere utile aggiungo,
Visto che gia’ e’ possibile altrove (basterebbe informarsi), si potrebbe pensare a come far coincidere i fabbisogni della natura (riserve e divieti) con quelle della nostra Comunita’ (opportunita’ di lavoro);
in questo qualcosa potrebbe venire da un tipo di “Turismo sostenibile”, e che anche questa amministrazione NON ha fatto NULLA per permetterlo,
ovvero favorire il Campeggio, ma anche il Glamping, le Bubble room, ma anche “Parchi dell’avventura”… tutto rigorosamente nel rispetto dell’Ambiente.
Lo stesso si potrebbe fare con l’AMP, promuovendo iniziative, iniziando ad investire.
Da qui l’esigenza affinche’ al piu’ presto si riesca a costituire un “Gruppo di discussione”, inclusivo ed eterogeneo.
La stessa Pro Loco Ustica andrebbe messa nelle condizioni(mani) a poter dare un contributo, di Idee, iniziative.
Grazie.
Con Spirito collaborativo e tanto affetto per la nostra Comunita’/Isola,
Jose’ Zagame usticese non residente.
No sono Giuseppe (Pino) come tuo padre che era mio amico e quindi ho superato gli anta,anta e gli anta figlio di Amedeo. Ho lavorato per 4 anni alla centrale elettrica di Ustica con Salvatore – Semi – Licciardi padre dell’ex sindaco.Ma quella vita mi stava stretta perché volevo studiare e l’unica strada all’epoca era quella di espatriare (cu nesci arrinesci)arruolandomi nell’Aeronautica e così ho fatto, conseguendo una laurea con attinenza economica. Ho quindi sfruttato la possibilità di andare in pensione prima dell’età del pensionamento normale nel 1983 ed ho iniziato la mia professione di Consulente del Lavoro e Commercialista che avevo iniziato prima della laurea iscrivendomi ad uno dei due Albi Professionali. Poiché al cuore non si comanda, sono rimasto legatissimo al mio scoglio – come d’altra parte tu – per cui mi sforzo senza riuscirci? di dare un parere, un suggerimento a chi di dovere nella direzione più utile e ragionevole almeno per me. Ad esempio che ragione c’era di infierire ulteriormente di destinare ulteriori zone verdi quando sulla stessa are insisteva la riserva terrestre?
Ciò è affatto incomprensibile e rivela un’assoluta mancanza di visione strategica del territorio.
Per ultimo desidero ricordare che non tutti gli Usticesi sono come noi attaccati allo scoglio! Anni fa ho sentito un mio coetaneo affermare che lui non sentiva per niente la mancanza del suo luogo natìo esi recava talvolta ad Ustica solo per visitare i parenti. Il principe degli ammalati di Ustica è di sicuro Pietro Bertucci. In una rivista di psicologia anni fa lessi un articolo che spiegava bene il motivo di questo attaccamento quasi morboso degli isolani – tutti – alle loro terre: sosteneva che potendo osservarne i contorni entrava in questo modo a far parte della loro sfera più personale ed intima, diversamente da quanto succede ad un cittadino di qualsiasi città nel quale questo meccanismo psicologico non scatta, in virtù dell’ampiezza del contesto territoriale in cui nasce e vive. In attesa di altre interpretazioni mi tengo questa. Alla mia non più verde età ed alla fine della vita lavorativa che è durata ben 68 anni! infine, ho scoperto di essere un appassionato sia di astronomia, sia di fisica e che se avessi 30 anni non esiterei ad intraprendere una carriera in tal senso. Avrai letto sicuramente la similintervista rilasciatami da Maurizio Palmisano figlio di Salvatore residente a Torino, che è stata pubblicata su questo blog purtroppo decapitata del mio “cappello” che spiegava, credo bene, i sacrifici di questo ragazzo e della sua lungimirante famiglia nel sostenerlo per il conseguimento della laurea in Ingegneria Aerospaziale. Purtroppo mi riferisce Pietro che pochi l’hanno letta, mentre il mio scopo era quello di stimolare la curiosità dei ragazzi di Ustica per indurli ad intraprendere un percorso di studi virtuoso come l’iscrizione al Liceo Scientifico che possono tranquillamente frequentare. Ah se ci fosse stato ai miei tempi! Per concludere, in un prossimo mio intervento, chiederò al Sindaco in carica di offrirgli la cittadinanza onoraria perché darebbe lustro – a mio parere – all’Isola. La sua designazione ad effettuare l’ultimo controllo delle due sonde spaziali da situare nell’ogiva del razzo in direzione di Mercurio e precedentemente, ad accompagnare i molti camion carichi di attrezzature presso il porto di imbarco in Europa per la Guyana francese in sudamerica, testimonia le indubbie capacità tecniche conseguite da questo ragazzo: all’epoca aveva 36 anni!
Cordiali saluti
Giuseppe Giuffria
Salve,
Si infatti, riferito a suo Papa’ volevo scrivere Amedeo;
Se non mi sbaglio nuovamente, Eugenio doveva essere suo zio, Padre di Pino “Sullossa” Giuffria.
Mi fa piacere sapere che mio Padre era suo amico; quest’anno a Settembre avrebbe compiuto 90 anni.
Spero di poter continuare a leggere altre sue considerazioni che riguardano la nostra Comunita’, il nostro “Scogghiu”;
cosi come altre storie di usticesi, come nel caso di Maurizio Palmisano.
Un abbraccio, sperando di incontrarci ad Ustica.
Jose’
Ho letto con interesse la lettera aperta inviata da Calogero Pitruzzella al Sindaco di Ustica con la quale sono totalmente d’accordo! Avendo frequentato la famiglia Pitruzzella sin da adolescente – da quando lavoravo alla centrale elettrica – conosco sia Calogero, sia i compianti Giuseppe e Salvatore padre e fratello di Calogero dei quali ero molto amico e lui può confermare. Il padre era e resta per me un mito: molte
volte prima il piroscafo e, successivamente, la “nuova Ustica” affondata ingloriosamente nel porto di Palermo, se non sbaglio, nell’ottobre del 1973 a causa di un fortissimo fortunale, allorquando le navi restavano ferme in porto a Palermo, il glorioso motoveliero San Giuseppe come per incanto si presentava in rada! Anche se raramente, doveva rimanere “alla cappa” a causa dell’impossibilità di potersi mettere alla “fonda” per via del mare assai mosso specie con i venti (molto forti) del quadrante settentrionale non c’era letteralmente un riparo. Peppino Pitruzzella un grande navigatore assieme al suo equipaggio su un guscio. Se solo avessi avuto minime capacità di scrittore ne avrei scritto le gesta di lui e di tutto l’equipaggio: Peppino Pitruzzella comandante, Salvatore Pitruzzella Primo Ufficiale, Antonino La Barbera motorista, con cui ho lavorato quattro anni, Diego La Barbera marinaio e, dulcis in fundo, Calogero Pitruzzella marinaio. Caro Calogero i tempi e, soprattutto, gli uomini sono cambiati. Ho notato anch’io che oggi era possibile effettuare il servizio almeno da quanto osservo dalle webcam del blog, ma per un mistero che potrebbe non essere tale, il servizio è stato sospeso.
Giuseppe Giuffria