Ustica sape

Ustica come conservare il patrimonio genetico vegetale del posto


Ritenendomi un buon contadino, approfittando della bella giornata e non importa se cade di domenica, seleziono le varietà di semi e, dopo averli lavati accuratamente, li metto ad essiccare al sole, seguendo gli insegnamenti ricevuti.

Così facevano i nostri vecchi contadini (i nonni lo tramandavano ai nipoti) quando in loro era dominante la ragione. Curavano, cioè, con molta attenzione e scrupolo la conservazione del patrimonio genetico della specie vegetale del posto. Selezionavano e lasciavano sulla pianta il frutto che aveva le caratteristiche migliori, più bello, possibilmente legando un fiocco di nastro colorato nel picciolo per evitare che qualcuno erroneamente lo raccogliesse, destinandolo alla semenza per l’anno successivo.
La raccolta avveniva quando il frutto era maturo, cioè quando aveva raggiunto il massimo dello sviluppo e la più intensa colorazione.

Il modo migliore per conservare i semi era ed è quello di metterli in contenitori di vetro a chiusura stagna, da riporre in un luogo fresco, asciutto e buio.

Giovanni Palmisano, conosciuto come il Talebano

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