Al Sindaco di Ustica
All’Ufficio Tecnico
OGGETTO: Conferimento rifiuti nel secco indifferenziato
Essere rispettosi delle norme va diventando ogni giorno più difficile ed oneroso per i componenti di qualsivoglia comunità organizzata ed efficiente. La loro articolazione lessicale e, spesso, la loro difficile interpretazione possono essere fonte di abusi da ognuna delle parti in causa: una Amministrazione che le impone rigidamente ed una cittadinanza che, seppur involontariamente non le rispetta.
Una norma, ad esempio, tra le più controverse è quella che ogni Comune, sul territorio nazionale, ha definito per la raccolta indifferenziata, che vede interpretazioni diverse sui materiali di scarto che possano o meno rientrare in quella categoria di rifiuti. Sarebbe stucchevole citare casistiche – la stragrande maggioranza dei comuni, compreso quello di Palermo, ad esempio, valuta il trattamento di taluni materiali diversamente da quello di Ustica – ma per restare sull’esempio appena citato può essere utile valutare la norma o, meglio, l’interpretazione che il Comune di Ustica dà alla materia.
Come sappiamo tutti, sulla nostra Isola c’è una turnazione giornaliera porta a porta per l’esposizione ed il ritiro dei rifiuti distinti per categoria e va riconosciuto quanto il servizio sia sufficientemente puntuale e attento; c’è qualcosa, pur tuttavia, in questa attività che stride sia con il buon senso da applicare ad ogni manifestazione del lavoro umano che con il costo che quel lavoro fa ricadere sui fruitori di esso. Mi spiego meglio per opportuna esemplificazione: qualche giorno fa ho esposto tra i rifiuti della raccolta indifferenziata di casa mia un paio di scarpe privi di lacci ormai inutilizzabile. Non è stata raccolta dagli operatori ecologici e lasciata fuori dalla porta perché non assimilabile alla categoria dei rifiuti indifferenziati previsti dalla norma locale: l’indicazione graziosamente fornita dagli operatori e successivamente dall’Assessore addetto è stata quella di andare a conferire quell’oggetto alla discarica comunale. Prima ho parlato di buon senso e di costi: risulta che il servizio di raccolta preveda che certo materiale particolare quali ad esempio i pannoloni per anziani incontinenti venga raccolto distinguendolo dal restante materiale indifferenziato e inserito in un contenitore del mezzo di raccolta diverso dagli altri; questo è il buon senso. Quando, invece, non si ritira la mia scarpa e mi si dice che devo conferirla alla discarica comunale che non è proprio dietro l’angolo (senza considerare l’età, lo stato di salute e se si è in possesso di una macchina) ecco che sorge il problema del costo: noi cittadini di Ustica paghiamo, e non per nostra colpa, forse, la tassa TA.RI. con un indice molto elevato e dobbiamo andare con i nostri mezzi fino alla discarica? A piedi, in macchina, ? Perché il servizio pubblico non organizza il ritiro della mia scarpa o di qualsivoglia altro oggetto non ingombrante (stracci o vestiti logori…) come fa per i pannoloni rendendo, quindi, onore all’onere della tassa che pago per il ritiro dei miei rifiuti solidi urbani?
Come spesso capita nelle vicende umane, anche in questo caso basterebbe applicare il buon senso ed un minimo di elasticità organizzativa per rendere un po’ meno difficile di quanto già non sia la vita di un tranquillo contribuente che vuole rimanere rispettoso delle norme.
Con speranza.
Pietro Bertucci