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Nel Ricordo di Giovanni Favaloro


DAL BARBIERE

Il barbiere di cui voglio raccontare è Giovanni Favaloro.

Per noi isolani dire “andare dal barbiere” quando si voleva fare un taglio di capelli, era forse un’ espressione impropria. Giovanni era infatti per tutti nell’isola soprattutto un amico. Per me, un caro amico, un amico che continua a popolare benignamente i miei ricordi della infanzia isolana.

Capitava spesso che si andava all’antico Salone di Giovanni, in Piazza, non solo per farsi la barba o per un taglio di capelli ma anche per il piacere di andarci. O soprattutto per questo.

Quando ritornavo nell’isola, cercavo di non arrivarci con i capelli tagliati di fresco per riservare il taglio a Giovanni. Questo, sia per il piacere che avrei provato nel guadagnarmi così quattro chiacchiere con lui, sia per non sottrarre, con forzata logica campanilistica, un contributo, seppure infinitesimale, all’economia isolana.

Il Salone di Giovanni era sempre pieno di clienti, ma anche di paesani che, volendosi godere l’aria condizionata in estate o il calduccio in inverno, stavano lì a sfogliare giornali o riviste o ansiosi di partecipare a una delle tante colorite e animate discussioni che vi si svolgevano. Chi avesse voluto poi per davvero farsi fare un taglio di capelli o la barba, doveva fare i conti con la temuta “lista” delle prenotazioni, i cui nominativi erano però presenti solo nella mente di Giovanni. Talvolta si trattava di gente pencolante nella Piazza, nelle stradine attorno o addirittura rientrata nella propria abitazione o che si trovava chissà dove.

In questi casi Giovanni, quando era sul finire del taglio dei capelli o della barba in corso, con le forbici e il pettine in mano, si affacciava sulla Piazza per avvisare il “prenotato” o, se questi non era in vista, per farlo avvisare da qualcuno, nel posto di cui lui era a conoscenza o immaginava si potesse trovare.

Per quel che mi riguarda, ogni volta che andavo al Salone per un taglio di capelli, Giovanni mi diceva, puntualmente, che c’èra “travagghiu”. E fin qui nulla di strano per la coincidenza fra la mia richiesta e la folla di veri o presunti clienti in attesa. Quello che non mi era comprensibile era invece quando, accennando ad una possibile prenotazione per il pomeriggio di quella stessa giornata o per il giorno dopo, mi arrivava immancabilmente in risposta da Giovanni “Stasira cc’haiu travagghiu” o “Dumani cc’haiu travagghiu… ”

Voi cosa direste? che ci sarebbe stato da prendersela? da cambiare barbiere? No, non era così… Trovavo della tenerezza e una involontaria e inconsapevole comicità in quelle parole: mi è sempre piaciuto pensare che Giovanni non mi considerava un “cliente”: ero soprattutto il suo amico d’infanzia. Quello con cui da ragazzo scambiava “Il Grande Blek” o “Capitan Mike”. E con cui giocava interminabili battaglie con i soldatini nel mitico solaio della sua casa soprastante il Salone. Ma, un “amico”, in verità, Giovanni lo era proprio per tutti.

Massimo Caserta

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COMMENTI:

Ho trascorso la mia infanzia ad Ustica.
Negli anni 70 Giovanni era un ragazzo che suonava la chitarra.
In quel periodo, durante la novena di Natale, alle cinque del mattino, prima della Messa, si andava in giro per le strade del paese a intonare canti natalizi.
Era un bel modo di iniziare la giornata.
Giovanni era una delle colonne portanti del gruppo. E’ l’unico suonatore che ricordo, forse perchè era anche il barbiere.
Quando si sposò gli impegni coniugali gli impedirono di partecipare alle allegre riunioni, e se ne sentiva la mancanza.
Un paio di volte andammo tutti insieme sotto il suo balcone a chiamarlo in coro.
Lui si affacciava solo con il busto e si scusava sorridendo imbarazzato per non poter venire. Subito rientrava strattonato dalla giovane moglie.
Voglio ricordarlo così, che sorride dall’alto.

Paolo Bartocci

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Dalla Germania Felice Caserta

Indimenticabile Giovanni, non posso dimenticare quando andavo a fare la barba da lui, anche perche’ e stato l’ultimo che me l’ha fatta, qui non esistono i barbieri. Se andavi la sera dovevi aspettare perche venivano i contadini che avevano una sorta di abbonamento, ma non avevi modo di annoiarti,infatti da Giovanni si facevano le piu’ spettacolari partite a dama e lui tra un colpo di rasoio e l’altro ti cazziava se sbagliavi mossa. E se non si giocava a dama si parlava di calcio con antimo (interista perso) o con altri. Con la perdita di Giovanni tutti noi ed Ustica a seguire abbiamo perso un pezzo di storia.

^^^^^^^^^^

Dalla California Agostino Caserta

Il Salone Favaloro per due generazioni ad Ustica e’ stato un’istituzione, chiunque si incamminava verso il salone per un taglio o una chiacchierata era seguito passo passo dal nostro caro Giovanni, direttamente o attraverso gli specchi, lungo tutto il percorso sin dalla piazza o stradine adiacenti, fino a quando metteva piedi sugli scalini.

Una volta entrati nel Salone, con una certa malcelata timidezza Giovanni camuffava la contentezza per la visita facendo finta di essere tutto preso dal lavoro ma dopo qualche secondo, che per lui era un’eternita’, spalancava gli occhi, mostrava quel sorriso caldo e luminoso e lanciava la prima battuta sul fatto importante del giorno e se eri juventino in quello sguardo era incluso il preludio per domande specifiche tipo : ” Ce la facciamo ? l’hai visto quel gran gol di ieri ! oppure, il rigore nettissimo che non ci hanno dato ? “.

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Da Ustica Luigi Palmisano

Come ai tempi dell’agorà greca, la piazza di un piccolo paese come Ustica è sempre stata animata dai suoi colori, dai suoi odori, dalle sue persone, che ne rendono unico l’ambiente, e il salone di Giovanni era appunto come un palco in cui venivano a recitare attori di svariato tipo, ognuno con le sue caratteristiche e suoi ideali, come in un luogo per un rendez-vous tra amici per discutere di questo e di quell’altro…

Sono queste le cose che rendono unici gli antichi borghi e le piccole comunità, e sicuramente Giovanni è stato il “regista” di tante scene di vita quotidiana passate su quest’isola…

Giovanni ci manchi, ma il tuo ricordo rimarrà per sempre…

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Da Ustica Giovanni Martucci

Non posso che condividere in toto il commento di Massimo Caserta sulla figura del compianto amico Giovanni, scomparso prematuramente. Sicuramente, per come l’ha definito Gaetano Nava, un grande signore dalla grande ed unica bontà. Vorrei anch’io soffermarmi tanto a rivolgere un omaggio alla sua memoria e avrei molte e molte cose da ricordare con immenso piacere, ma, non mi vergogno a dirlo, parlando di Giovanni, vengo assalito da una grandissima emozione e un nodo alla gola mi impedisce di continuare. Ciao giovanni, ti chiedo scusa, sarai sempre un grande amico, non soltanto per me ma sicuramente anche per tutti coloro che ti hanno conosciuto.

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Da Palermo Gaetano Nava

 

Condivido in pieno,quello che è stato scritto e “recitato” dall’amico Massimo. Ricordiamo Giovanni per quello che era, “un Amico” di tutti un gran “signore” nel modo di fare e nel modo di essere e resterà sempre nei nostri ricordi.

Il tuo amico Gaetano

8 risposte

  1. Condivido in pieno,quello che è stato scritto e “recitato” dall’amico Massimo.Ricordiamo Giovanni,per quello che era “un amico” di tutti un gran “signore” nel modo di fare e nel modo di essere,resterai sempre nei nostri ricordi.Dal tuo amico Gaetano

  2. Non posso che condividere in toto il commento di Massimo Caserta sulla figura del compianto amico Giovanni, scomparso prematuramente. Sicuramente, per come l’ha definito Gaetano Nava, un grande signore dalla grande ed unica bontà. Vorrei anch’io soffermarmi tanto a rivolgere un omaggio alla sua memoria e avrei molte e molte cose da ricordare con immenso piacere, ma, non mi vergogno a dirlo, parlando di Giovanni, vengo assalito da una grandissima emozione e un nodo alla gola mi impedisce di continuare. Ciao giovanni, ti chiedo scusa, sarai sempre un grande amico, non soltanto per me ma sicuramente anche per tutti coloro che ti hanno conosciuto.

  3. Come ai tempi dell’agorà greca, la piazza di un piccolo paese come Ustica è sempre stata animata dai suoi colori, dai suoi odori, dalle sue persone, che ne rendono unico l’ambiente, e il salone di Giovanni era appunto come un palco in cui venivano a recitare attori di svariato tipo, ognuno con le sue caratteristiche e suoi ideali, come in un luogo per un rendez-vous tra amici per discutere di questo e di quell’altro…
    Sono queste le cose che rendono unici gli antichi borghi e le piccole comunità, e sicuramente Giovanni è stato il “regista” di tante scene di vita quotidiana passate su quest’isola…
    Giovanni ci manchi, ma il tuo ricordo rimarrà per sempre…

  4. Il Salone Favaloro per due generazioni ad Ustica e’ stato un’istituzione, chiunque si incamminava verso il salone per un taglio o una chiacchierata era seguito passo passo dal nostro caro Giovanni, direttamente o attraverso gli specchi, lungo tutto il percorso sin dalla piazza o stradine adiacenti, fino a quando metteva piedi sugli scalini.
    Una volta entrati nel Salone, con una certa malcelata timidezza Giovanni camuffava la contentezza per la visita facendo finta di essere tutto preso dal lavoro ma dopo qualche secondo, che per lui era un’eternita’, spalancava gli occhi, mostrava quel sorriso caldo e luminoso e lanciava la prima battuta sul fatto importante del giorno e se eri juventino in quello sguardo era incluso il preludio per domande specifiche tipo : ” Ce la facciamo ? l’hai visto quel gran gol di ieri ! oppure, il rigore nettissimo che non ci hanno dato ? “.

  5. Indimenticabile Giovanni,non posso dimenticare quando andavo a fare la barba da lui, anche perche’ e stato l’ultimo che me l’ha fatta, qui non esistono i barbieri. Se andavi la sera dovevi aspettare perche venivano i contadini che avevano una sorta di abbonamento, ma non avevi modo di annoiarti,infatti da Giovanni si facevano le piu’ spettacolari partite a dama e lui tra un colpo di rasoio e l’altro ti cazziava se sbagliavi mossa. E se non si giocava a dama si parlava di calcio con antimo (interista perso) o con altri. Con la perdita di Giovanni tutti noi ed Ustica a seguire abbiamo perso un pezzo di storia.

  6. Ho trascorso la mia infanzia ad Ustica.
    Negli anni 70 Giovanni era un ragazzo che suonava la chitarra.
    In quel periodo, durante la novena di Natale, alle cinque del mattino, prima della Messa, si andava in giro per le strade del paese a intonare canti natalizi.
    Era un bel modo di iniziare la giornata.
    Giovanni era una delle colonne portanti del gruppo. E’ l’unico suonatore che ricordo, forse perchè era anche il barbiere.
    Quando si sposò gli impegni coniugali gli impedirono di partecipare alle allegre riunioni, e se ne sentiva la mancanza.
    Un paio di volte andammo tutti insieme sotto il suo balcone a chiamarlo in coro.
    Lui si affacciava solo con il busto e si scusava sorridendo imbarazzato per non poter venire. Subito rientrava strattonato dalla giovane moglie.
    Voglio ricordarlo così, che sorride dall’alto.

  7. Vorrei anch’io ricordare mio cugino Giovanni che da piccolo mi metteva sul cavalluccio per non farmi piangere e da grande finiva il mio taglio con uno scroscio di forbici e uno schiaffo sul “cozzo”. Rimarrai per sempre nel mio cuore.

  8. Ricordo con simpatia Giovanni Favaloro, quando nel 1968, la mia famiglia Di Cara e tutta la famiglia Salvo, cioè la famiglia di mia madre composta dai suoi fratelli Franco e Gaspare con le rispettive famiglie, abbiamo trascorso un’estate fantastica ad Ustica. Noi cugine tutte ragazze dai 16 anni ai 21, passammo la nostra estate tra mare, sole, feste, balli ai Faraglioni o alle Terrazze e serate sedute sul muretto della piazza ed abbiamo conosciuto tra i tanti ragazzi usticesi Giovanni Favaloro che ci allietava le serate con la sua chitarra…Un ragazzo meraviglioso, educatissimo e gentile. Lavorava di giorno nel negozio di barbiere di suo padre….Pace all’anima sua e che il Signore l’abbia in gloria..

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