Le disposizioni governative nazionali in materia di mobilità necessariamente imposte alla popolazione per contrastare e debellare, ci auguriamo in tempo quanto più breve possibile, il diffondersi dell’epidemia del coronavirus stanno comportando per tutti un improvviso impensabile cambiamento delle nostre abitudini di vita, del nostro modo di muoverci, di lavorare, di relazionarci con gli altri. Questo, che meglio sarebbe chiamare stravolgimento, interessa anche la Chiesa nelle sue abituali procedure spirituali. Sull’argomento ospitiamo volentieri un breve intervento del parroco dell’isola Padre Lorenzo Tripoli.
Padre Lorenzo, ha avuto occasione di constatare che i suoi parrocchiani, abitualmente vicini a lei, oggi lo sono ancora di più paradossalmente in un periodo in cui per superiori disposizioni sanitarie sono disciplinatamente tenuti a stare lontani da lei?
“Il fatto di essere impossibilitato a incontrare i miei cari parrocchiani, di non poter avere contatti con loro, mi pesa tantissimo. Comunque ringrazio sempre Dio in quanto questa meravigliosa comunità in effetti, pur fisicamente distante, è stata e continua ad essere vicina a me come parroco, facendomi sentire la presenza in diversi modi .”
Il giustificato divieto di aggregazione è per ora il sacrificio più duro da sopportare?
“Si, vedere la nostra chiesa vuota, sopratutto la domenica, è un dolore grande per un sacerdote ma posso dire che questa è una vera quaresima durante la quale si sta riscoprendo, almeno spero, il senso dell’unione familiare e della preghiera.”
Padre Lorenzo, si dice già che quando questa epidemia sarà debellata, speriamo prestissimo, verrà fuori in generale una società migliore proprio perchè fortemente reduce da provate sofferenze dirette e indirette, fisiche e spirituali. Per lei è una certezza o solo una speranza?
“Penso che per il mondo intero questa alla fine sarà una lezione importante! Viviamo in una società in cui sono andati persi tanti valori ma in compenso in questo momento ne stiamo riscoprendo altri. Si, sono convinto che da questa brutta esperienza ne usciremo più forti di prima soprattutto più rafforzati nella fede.”
Padre, in questo momento per tutti sofferto le parole di conforto e raccomandazione non sono mai abbastanza. In chiusura Usticasape le offre volentieri questo spazio mediatico attraverso il quale potrà ulteriormente rivolgersi, nella qualità di Parroco, ai suoi parrocchiani e alla comunità usticese in generale.
“Ringrazio innanzitutto Usticasape per avermi offerto la opportunità di una testimonianza da Pastore della comunità e colgo l’occasione anche per inviare un saluto a tutti coloro che si trovano lontano dalla propria isola. Vorrei usare le parole che in televisione Papa Francesco ha pronunciato venerdì 27 marzo durante il toccante momento di preghiera: “La speranza che dà forza, scaccia la paura e diventa esempio“. Alla mia comunità desidero rivolgere un solo incoraggiamento, quello di avere speranza, di non essere come quegli apostoli che sulla barca hanno avuto paura. Vorrei ancora aggiungere che forse è arrivato il momento di smetterla con giudizi e critiche che come ha detto Papa Francesco “vengono dal demonio”. Fidiamoci di più di Dio! E’ questo il momento di stare in silenzio, il momento di ascoltare Lui! A voi tutti giunga la mia benedizione di Padre”.
Ringrazio di cuore il Parroco dell’isola di Ustica per questo che possiamo definire un attimo di virtuale sua presenza pastorale che ci ha voluto paternamente riservare in periodo in cui necessitano si gli interventi materiali ma sono di grande aiuto anche quelli spirituali e chi a Ustica meglio di Padre Lorenzo Tripoli può assicurarli? E’ il suo “mestiere” e lo svolge con ammirevole e ammirata dedizione.
Mario Oddo – odmar@libero.it