Il giornalista scientifico Franco Foresta Martin
di Sonia Topazio
Confessiamo che per molti di noi è una novità: la Strage di Ustica, di cui il 27 giugno si è celebrato il 35mo anniversario, rendendo omaggio alla memoria delle 81 vittime precipitate in mare con il DC9 dell’Itavia, non fu a Ustica. L’isola del basso Tirreno non c’entra affatto.
Se n’è parlato proprio a Ustica in una conferenza-dibattito di due giorni organizzata dal locale Centro Studi di Ustica, dall’IRASE e dall’Hotel Ustica Punta Spalmatore, con la partecipazione di insegnanti venuti da tutta Italia.
Tema dell’evento: “Dalla notizia al falso mediatico. Dati, fatti, informazioni e decodifica: il ruolo della scuola”.
Quale sia il falso mediatico cui fa riferimento il titolo del convegno lo abbiamo chiesto al giornalista scientifico Franco Foresta Martin, presidente onorario del Centro Studi di Ustica, fra i promotori dell’evento, che ha presentato i risultati di una sua ricerca di carattere geografico sui luoghi in cui si è consumata la tragedia.
Qual è dunque la realtà dei fatti?
“Nonostante i documenti ufficiali riportino le coordinate geografiche in cui l’aereo è scomparso agli schermi radar, verosimilmente perché colpito da un missile; e poi le coordinate geografiche dei relitti galleggianti recuperati in mare; e ancora le coordinate dei relitti inabissatisi sul fondo del Tirreno, ebbene, nonostante l’accessibilità di tutti questi dati, temo che pochi si siano curati di riportarli su una carta geografica. Risultato: ancora oggi, sui media e in vari saggi, si continua a ripetere che il disastro avvenne ‘nei cieli di Ustica’ e che l’aereo cadde ‘nelle acque di Ustica’ o ‘nei pressi dell’isola’ ”.
Insomma l’errore si perpetua ancora oggi
“Proprio così. I media, sbagliarono clamorosamente 35 anni fa, attribuendo il disastro a Ustica; ma paradossalmente l’errore continua a essere ripetuto, in maniera acritica, ancora oggi perché quasi nessuno si preoccupa di verificare. Non solo i titoli dei media e i testi di articoli e di inchieste raccontano l’evento come se fosse avvenuto nella piccola isola siciliana, ma addirittura le infografiche, cioè i disegni con didascalie diffusi da importanti agenzie di stampa illustrano la caduta dell’aereo proprio su Ustica.
Ma allora dov’è caduto esattamente il DC9?
“Documenti alla mano, intendo dire, atti giudiziari e atti delle commissioni parlamentari, sarebbe sufficiente copiare le coordinate geografiche degli eventi e riportarle su Google Map per rendersi conto che tutto accadde fra 110 e 120 km a nord di Ustica, in un punto del Tirreno a metà strada fra Ponza e Ustica. Si tratta di una distanza tale che non è legittimo attribuire a Ustica la pertinenza territoriale dei fatti, sia dal punto di vista giuridico, sia rispetto alle nozioni elementari di geografia fisica. Continuare a ripetere che la strage avvenne nel mare e nel cielo di Ustica equivale a trasformare un falso mediatico in un falso storico”.
Perché avete invitato a questo convegno di Ustica gli insegnanti della scuola di varie parti d’Italia?
“Perché tutta questa materia rappresenta un ‘caso di studio’ meritevole di un approfondimento didattico e pedagogico, come ha sottolineato la dottoressa Rosa Venuti, presidente dell’IRASE nazionale, ente riconosciuto dal MIUR per la formazione del personale della scuola. Questo caso sollecita una riflessione di carattere generale sul ruolo della comunicazione attraverso i media, sulla lettura critica e la decodifica dei loro contenuti, sulle verifiche e sulle necessarie rettifiche”.
Una giovanissima studentessa della scuola dell’obbligo di Ustica, Alessandra, ha letto in pubblico una lettera immaginaria indirizzata alle 81 vittime. Ce ne può leggere qualche brano?
“Certo. Si tratta di un’accorata invocazione per la verità dei fatti, unita al desiderio di accogliere le Vittime a riposare per sempre nella terra Ustica. Ecco il testo.
“Carissimi Alberto, Francesca, Maria, Giuseppe, Cinzia … Insomma, care tutte le 81 Vittime cadute con l’aereo 35 anni fa, Vi scrivo questa lettera per dirvi che noi oggi parliamo di “bugia” della definizione “Strage di Ustica” non per mancanza di affetto verso di voi, ma solo per rispetto della Verità.
Io non so spiegare perché sia usato il nome della nostra isola per indicare la vostra tragedia, dato che l’aereo è precipitato a più di 100 km di distanza da qui. Però ci dispiace, certe volte, essere fermati da un turista che vuole indicato il luogo in cui si è inabissato l’aereo.
Ci dispiace che si continui a usare il nome di Ustica per una storia così piena di misteri, di malefatte e di bugie, una storia in cui noi non c’entriamo per niente!
Care Vittime, i vostri parenti chiedono verità e giustizia per onorare la vostra memoria. Fra queste verità ci deve essere anche il riconoscimento che Ustica non fu il luogo di caduta dell’aereo.
Ma sappiate, care 81 Vittime, che questo nostro desiderio di verità non significa che vi lasciamo soli, anzi, saremo ben felici se voi vorrete scegliere la nostra terra e riposare per sempre qui, nel nostro bel Cimitero. Così, quando andiamo a trovare i nostri Cari, possiamo rivolgere un pensiero e una preghiera anche per voi. Con tanto affetto.
Alessandra”.
Fonte: Il settimanale “Foglietto della Ricerca”