Cari Mario e Sergio, solo per comunicarVi che avete rischiato, entrambi, una bellissima denuncia penale.
Mi spiego meglio, questa mattina nel leggere l’intervista, avete tentato di affogare i miei occhi nelle lacrime della commozione.
Ad un certo punto ho dovuto interrompere sia la buona lettura che il mio buon caffè, poiché i ricordi che mi avete tirato fuori sono stati intensi e molteplici.
È inutile dirVi grazie ad entrambi, personalmente credo che non esista nessuna moneta che possa pagare questa mia gioia..
Il rivivere le proprie testimonianze con parole di terzi, ha una valenza differente, che leggerli da un buon libro di un grande autore.
Sono parole vere che hanno la capacità di tirare fuori dal più profondo, solo una onesta ma crudele reminiscenza.
La mia infanzia la trascorsi tra il “Palmo” di via Petriera (casa Longo), e dagli inizi degli anni sessanta nella villa (Sulli) di via Mezzaluna, con quella magnifica terrazza sul porto.
Tempi che furono, ed è con rabbia che oggi non vedo più negli occhi dei ragazzi la stessa luce che avevamo noi.
Cioè la luce dell’esplorazione e della scoperta, la luce nei giochi di aggregazione, la luce della libertà nello scorrazzare a piedi scalzi.
Non siamo stati altro che “figli” diversi” di “genitori “uguali”,
dove lo sguardo storto di nostra madre ci faceva paura.
Dopo la bella mattinata che mi avete regalato, vi auguro una buona giornata e un buon fine settimana.
Pietro Fiorito