Ustica sape

il DM 21.09.11 ed il progetto “Pesca”


comune-ustica-5COMUNE DI USTICA

Prefettura di Palermo  Sig. Prefetto di Palermo Dr Umberto Postiglione
Capitaneria di Porto di Palermo Amm. Francesco Carpinteri
Al Presidente Regione Siciliana On. Raffaele Lombardo
All’Assessore Regionale Risorse Agricole ed Alimentari e Pesca On Elio D’Antrassi
Sig Presidente Commissione Attività produttive ARS On. Salvino Caputo
All’Illmo Sig Presidente della Provincia Regionale di Palermo Dr Giovanni Avanti
Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste Sig Dirigente Regionale Dssa Rosaria Barresi

E p.c. Sig Assessori
Sig Presidente del Consiglio
Attività produttive
Stazione Carabinieri

OGGETTO: il DM 21.09.11 ed il progetto “Pesca”.

Due preconcetti mai dimostrati rischiano di distruggere la marineria siciliana e per questo motivo i pescatori di Ustica occupano, in segno di protesta, già da due settimane, la Sala Consiliare Comunale. Sono preoccupati per il fallimento di tutte le trattative volte a mitigare le conseguenze del DM 21.09.2011(GURI n. 233 del 24.09.11) che ha ridotto le maglie delle reti da 18 a 10 cm. Ha imposto l’utilizzo delle nuove reti a tre miglia dalla costa e proibito la cattura di alcune specie pescabili. Il decreto ha paralizzato l’attività non solo dei pescatori di Ustica, ma anche di Isola delle Femmine, Termini Imerese, Santa Flavia- Porticello, delle Eolie ecc..

In realtà il DM è la conseguenza di normative europee che sembrano basarsi su due preconcetti: molte specie ittiche sono in via di estinzione ed i pescatori sono lavoratori il cui solo fine è depredare il patrimonio ittico del Mediterraneo.

Eppure non vi è alcuno studio che dimostri che realmente via sia una sofferenza biologica delle specie ittiche e certamente il pescatore locale (capiremo in seguito l’importanza di questa definizione), consapevole che da quel mare deriva e deriverà il sostegno economico suo e dei suoi discendenti, è invece il migliore custode delle proprie acque territoriali.

E’ appena il caso di ricordare che numerosi studi attesterebbero la potenziale dannosità sulla salute umana determinata dall’uso dei telefoni cellulari, ma gli interessi economici sono tali che non se ne proibisce l’uso. Al tempo stesso nessuno studio dimostra il rapporto tra tipologia di pesca e danno alla sopravvivenza dei pesci, ma il disinteresse per questa economia è tale che si uccide la pesca.

La scelta del Parlamento europeo, evidentemente non soddisfatta per i risultati raggiunti dall’Italia in materia di protezione del mare, ha spostato il proprio obiettivo dal controllo degli strumenti da pesca (in realtà risultato insufficiente) a quello delle specie pescabili, con la conseguenza che è compromessa l’attività della piccola marineria locale a tutto vantaggio della marineria industriale. Rischiano così di morire le esperienze non solo dei pescatori siciliani ma anche di tutti gli operatori dell’indotto( produttori di pesce in scatola, commercianti, ristoratori).

Il timore è che la pesca siciliana, come è già successo con l’agricoltura, a causa di una scarsa comprensione delle normative ed indicazioni europee, che viceversa, come vedremo,invita a tener conto delle realtà locali, possa scomparire. Tale considerazione trova nel settore ittico ancor più valore poiché non esiste, nella pesca locale una modalità di pesca valida per tutti i territori. Dobbiamo evidenziare che i regolamenti comunitari tengono conto di questo ed i decreti ministeriali no.

La crisi del settore ittico inoltre non coinvolgerà solo gli operatori del settore ma tutta l’intera economia della regione. Sarebbe un disastro per un’economia, quale quella siciliana, già minacciata dal crollo del turismo causato dalla crisi economica e dallo scempio di alcuni territori costieri. Mi riferisco a Termini Imerese, Priolo, Augusta, aree devastate da insediamenti industriali che, oggi in crisi, rendono quelle aree in condizione di preoccupante degrado ambientale.

Non dobbiamo meravigliarci pertanto se i cittadini siciliani, dopo essere stati mortificati come agricoltori, come pescatori, come operatori turistici e come obiettivo di piani industriali poco lungimiranti, cerchino lavoro nel pubblico impiego. La Corte dei Conti ci ha già “bacchettato” per i circa 30.000 dipendenti regionali della Sicilia contro i 16.000 della regione Lombardia.

Proposte

L’isola di Ustica è sede della prima Area Marina Protetta(A.M.P.) d’Italia nata, come si legge nel decreto istitutivo, per valorizzare la pesca ed i pescatori. Questi sono stati(e sono) già nel 1986 i primi fautori dell’A.M.P..

Noi desideriamo proporre una nuova politica della pesca basata sulla gestione della nostra territorialità.

A conferma di questa tesi desideriamo evidenziare che il Comune di Ustica e la Capitaneria di Porto di Palermo sono già, per decreto ministeriale, delegati alla gestione delle proprie acque territoriali .

Inoltre il DPR 12.11.975 n.913 “Norme di attuazione dello Statuto della Regione Siciliana in materia di Pesca Mediterranea” fissa la competenza della regione nell’ambito delle 12 miglia. Dello stesso avviso sembra essere la Commissione Europea in data 13.07.11 Comunicazione 417 ha proposto agli Stati membri di adottare misure specifiche per le marinerie locali consentendo norme adeguate alle singole realtà “ definendo misure di conservazione e gestione delle risorse entro le 12 miglia del proprio territorio”.

Infine il regolamento Comunitario n. 1967/2006 del 21.12.2006 prevede che” una parte della fascia costiera vada riservata agli attrezzi selettivi per la pesca artigianale..al fine di favorire la sostenibilità sociale della pesca del mediterraneo” e “ date le caratteristiche specifiche di molti tipi di pesca nel Mediterraneo ..è oportuno disporre la creazione di piani di gestione comunitari e nazionali”

Queste premesse ci inducono a ritenere possibile che la Comunità Economica europea possa autorizzare il Comune di Ustica, Ente Gestore dell’Area Marina Protetta, nei limiti delle proprie competenze territoriali(12 miglia) una ricerca scientifica su specie da pescare e tipologia di attrezzo da utilizzare che abbia il fine di garantire la sostenibilità ambientale di quello specifico territorio, autorizzando, di converso, i pescatori locali di vendere il prodotto pescato a fini di ricerca per compensarli del lavoro svolto.

Un siffatto progetto, previsto dal regolamento di esecuzione n. 404 72011(“Autorizzazioni di pesca”) sarebbe utile a raggiungere diversi obiettivi.

– Valorizzazione dell’esperienza di Gestione di un ‘area Marina Protetta che possa fungere da volano affinchè altri territori assumano la stessa scelta.

– Partecipazione dei cittadini alla valorizzazione e protezione del territorio con conseguente difesa dello stesso da parte degli abitanti.

– Studio della sostenibilità ambientale del pescato in un territorio guida

– Possibilità di estendere l’esperienza ad altri territori

– recupero di un settore produttivo, quale quello della piccola pesca locale , in crisi

Ustica, prima AMP d’Italia è stata volano della scelta ambientalista delle coste italiane che oggi contano circa settanta territori protetti. Con questo progetto si propone oggi come volano per studi di sostenibilità ambientale del mare

Il Sindaco

Aldo Messina

 

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