Ustica. Solo il nome evoca immagini di fondali cristallini, una biodiversità sorprendente e un’atmosfera unica, intrisa di storia e amore per il mare. E per me, sin dal lontano 1959, la Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee di Ustica è stata molto più di un evento: è stata una vera e propria fonte di ispirazione, un faro che ha illuminato e plasmato la mia intera carriera di giornalista e documentarista.
Ricordo ancora l’emozione di quelle prime edizioni, l’aria vibrante di passione per il mondo sommerso, l’incontro con pionieri della subacquea, scienziati marini e appassionati provenienti da ogni angolo del globo. Ustica non era solo un luogo fisico, ma un crocevia di idee, scoperte e storie incredibili che aspettavano solo di essere raccontate.
Immergermi nelle acque di Ustica, esplorare le sue grotte misteriose e documentare la sua ricca vita marina è diventato un elemento fondante del mio percorso professionale. Le immagini catturate, le interviste realizzate, le storie ascoltate tra le onde e sotto la superficie sono state la linfa vitale di innumerevoli articoli, reportage e documentari.
Ustica mi ha insegnato la potenza evocativa del mare, la sua fragilità e la necessità impellente di proteggerlo. Mi ha messo in contatto con persone straordinarie, con visioni audaci e un amore profondo per l’ambiente marino. In definitiva, Ustica è stata una musa ispiratrice costante, un laboratorio naturale di storie che hanno dato un senso e una direzione alla mia carriera.
Ripensare a quegli anni, a quella fervente atmosfera della Rassegna, mi riempie di orgoglio e nostalgia. Ustica non è stata solo un luogo, ma un vero e proprio incubatore di passione e conoscenza, un elemento imprescindibile del mio cammino professionale. E ancora oggi, il suo richiamo è forte, un promemoria costante della bellezza e della fragilità del nostro mondo sommerso.