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DOMENICO DRAGO al 41esimo FESTIVAL MULTIPHOT de l’ Image Projetée di CHELLES


La Redazione di Ustica Sape, appresa la lieta notizia, ha chiesto a Domenico Drago, cittadino Onorario di Ustica, di spiegare cosa sia la Multivisione.  Ci ha inoltrato queste preziose righe che riportiamo.

IL CULTO DELLE IMMAGINI

La Multivisione è la Danza delle immagini che esistono nelle nostre fantasie più segrete, è un valzer di poesie mute sullo schermo dei sentimenti, è una vibrazione che si spande lenta e penetra silente nell’Anima!

La Multivisione è un Sogno che va condiviso con altri e sarà stimolante, perché soltanto nei sogni ci ritroveremo finalmente liberi.

Liberi di potere pensare  alle infinite domande che formula il cuore ed alle quali spesso si è incapaci di dare risposte.

Per questo continuo a guardare alle  mie Multivisioni non solo come a rappresentazioni visive di un’intensa passione interiore, ma soprattutto come veicolo per affrontare i molteplici dubbi che interrogano l’anima, con la volontà di costituire una serie di punti ciclici di espressione: quelli di includere l’uomo, il mare, la natura, le passioni  ma soprattutto i sentimenti in una sola unità, quella dell’Anima che Omero definì essere “Un soffio che abbandona il corpo dopo la morte”.  Un soffio che pesa soltanto 21 grammi e che racchiude l’eternità della vita.

Il Mare è il luogo imprendibile delle nostre fantasie più profonde, è quello spazio di luce che esercita sull’uomo un potere misterioso ed insistente e pertanto rappresenta l’estensione di un pensiero nascosto che diventa poi confessabile, per questo è, e resterà  sempre, quell’orizzonte infinito dove noi stessi ci smarriamo per poi ritrovarci.

Le visioni delle trasparenze marine da sole però non possono bastare ad esprimere questo convincimento, occorre la grandezza e la forza della Poesia, della parola travolgente o anche di un solo pensiero, che se pur fugace, possa avere la capacità di trasmette intuizioni e sentimenti attraverso la creazione di attimi che sappiano avvicinare la realtà all’estasi, al sogno.

Nello Zibaldone, Giacomo Leopardi scriveva:

“Trista quella vita, ed è pur tale la vita comunemente, che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli solo di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono le sensazioni”.

Leopardi affermava la duplicità costante insita nello sguardo del poeta; quello sguardo che sapeva  e voleva parlare ai sentimenti, quel vedere con gli occhi non soltanto il visibile ma anche l’invisibile celato nel cuore vibrante.

L’occhio del poeta ha da sempre la capacità di saper leggere dentro la luce, dentro i colori, la forma, la prospettiva di un’azione, o nel movimento, così come nel tempo, per tradurre poi ogni entità in un mondo di parole che, per noi, saranno visioni!

William Shakespeare citava la pupilla del poeta come fosse la punta del pennello di un pittore!

Charles Baudelaire affermava: “Più le tenebre si fan dense e opprimenti, più le pupille del poeta sapranno farsi brucianti e ardenti, fino a che sarà il poeta stesso a irradiare luce, a: tirer un soleil de son cœur”.

In ultima analisi poesia e immagine appaiono come le declinazioni di una fonte comune dalla quale possono generarsi vicendevolmente e appartenersi. Ogni gesto espressivo, verbale o iconografico, è il luogo in cui impera la forma, il luogo in cui si celebra il baudelairiano Cultes des images.

In questo contesto non posso non citare il Genio Leonardo da Vinci che nel  Trattato della Pittura ebbe a dire: “L’occhio che si dice finestra dell’anima è la principale via donde il comune senso può più copiosamente  e magnificamente considerare le infinite opere di natura e l’orecchio è il secondo il quale si fa nobile per le cose racconte le quali ha veduto l’occhio”.

Poi così continua: “La pittura è una poesia muta e la poesia è una pittura cieca e l’una e l’altra vanno imitando la natura, quanto più è possibile alle loro potenze”.

Il Genio nel suo Trattato affronta anche l’argomento della musica, fondamentale segmento emozionale di una Multivisione,  ed afferma che:

“ La musica si dee chiamare sorella e minore della pittura. Il pittore dà i gradi delle cose opposte all’occhio, come il musico dà delle voci opposte all’orecchio. Dice il musico al pittore che la sua scienza è da essere equiparata a quella del pittore, perché essa compone un corpo di molte membra, del quale lo speculatore contempla tutta la grazia in tanti tempi armonici quanti sono i tempi ne’quali essa nasce e muore, e con quei tempi trastulli con grazia l’anima che risiede nel corpo del suo contemplante”.

La Multivisione è una comunicazione che deve aggregare l’uomo, il suo messaggio deve essere plurimo e corale durante la realizzazione dell’opera,  dove più voci possono e devono  danzare insieme confrontandosi.

Deve essere  questa narrazione, un’immersione da praticare contemporaneamente in tante anime!  Un tuffo nella fantasia, nel sogno, nell’inquietudine, nella bellezza ed anche nel dolore o nella tristezza che può diventare dolcezza o speranza, questa è la Multivisione come io la intendo!

Ma per raggiungere coralità, l’ autore deve fare un buon esercizio per scrollarsi di dosso l’Io, questo Re che è solito scegliersi come trono la bocca del nostro stomaco. Sciogliamolo nell’acqua salata e poi buttiamolo fuori per la sentina.

Sapere che chiunque è Mare, scriveva Manuel Vicent, ha anche un altro vantaggio: uno naviga gli altri esseri umani quando li ama!

Forse così, un giorno, diventeremo migliori!

Ed è con questo spirito che Venerdì 11 Marzo, durante la  Soirée Nature dell’Inaugurazione  la multivisione  “La Bateau de l’Abîme”,  versione in francese de “La Barca dell’Abisso”, realizzata con Francesco Lopergolo e con i preziosi contributi fotografici  ed i frammenti video, oltre a quelli di Domenico Drago anche di  Christine Bossè, Pietro Cremone, Pierfranco Dilenge, Immacolata Moccia, Giovanni Smorti, Francesco Turano, Francesco Rastrelli, Alessandro Tommasi di Accademia Mare Ambiente, canterà nel Teatro di Chelles, nell’Ile de France, nei pressi di Parigi, in occasione  del 41ème Festival Multiphot de l’Image Projetée.

Io sarò altrove quel giorno, ma quando si spegneranno le luci del Teatro e la prima nota riempirà il silenzio della sala, so che mi accarezzerà una vibrazione intensa, irripetibile e allora mi abbandonerò ad una Danza con tutti i presenti, che sarà eterna. (d.d.)

Un doveroso ringraziamento vada all’Amico e Maestro di Comunicazione Danilo Cedrone  che mi ha aperto la strada alla Multivisione, indicandomi di guardarla con gli occhi dell’Anima!

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