L’agricoltura di Ustica nel tempo dei colombacci e conigli. Abbiamo un terreno agricolo, che produce prodotti unici nel suo genere, per qualità e particolarità. Ma è sempre più difficile trasformare il nostro lavoro nella possibilità di sostentamento per le nostre famiglie. Vorrei capire quando l’ultimo contadino si sarà stancato e depresso dallo scontro spesso impari, il resto della popolazione mondiale cosa mangerà. Vorranno le istituzioni tutelare un comparto basilare per la vita umana e sociale? Quest’anno abbiamo dovuto mettere, le nostre piantine in una campana di rete, con un ulteriore sforzo economico e lavorativo, non vorrei che il prossimo anno dovremmo metterle in vetrina. Serve uno sforzo istituzionale nel più breve tempo possibile.
Pasquale Palmisano
Una risposta
Sig. Pasquale Palmisano innanzitutto mi unisco a Voi agricoltori di Ustica, che con grande difficoltà portate avanti una attività che è indispensabile per l’esistenza stessa dell’umanità, nel denunciare l’indifferenza delle istituzioni locali e regionali verso quello che è diventato un problema grande e non più procrastinabile. Il consiglio che posso dare è quello di insistere sempre di piu’ sul fatto che bisogna arrivare il prima possibile alla risoluzione del problema, cercando di coinvolgere con manifestazioni tutta la popolazione di Ustica e se voi agricoltori ne avete la possibilità di denunciare questo attraverso il coinvolgimento dei media locali regionali e se si puo’ nazionali. Fate sentire di più la vostra voce costringendo anche le istituzioni locali a scendere in campo. Inoltre perchè non cercare l’aiuto delle associazioni ambientaliste per cercare di risolvere il problema con metodi magari meno dannosi per l’ambiente. A Ustica c’è un presidio di LEGAMBIENTE Provate a coinvolgere questa associazione chiedendo che Vi dia una mano per arrivare alla soluzione del problema anche attraverso i loro canali.