Al Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale
Alla c.a. del Dirigente Generale Fulvio Bellomo.
Salve,
Con la presente si intende informare le Autorità competenti della gravissima situazione che attraversa l’agricoltura sull’isola di Ustica a causa dell’aumento della pressione della fauna selvatica nei confronti delle produzioni agricole.
L’isola di Ustica ha una lunga tradizione agricola ancora fortemente presente in termini di superfici coltivate e di valore economico delle produzioni.
Negli ultimi decenni l’agricoltura usticese è indirizzata in particolare alla conservazione della biodiversità e del paesaggio rurale dell’isola, promuovendo con progetti di valorizzazione i suoi prodotti.
Rientrano infatti tra le colture principalmente praticate – eccellenze agricole – i presidi slow food delle lenticchia e della fava di Ustica, nonché ortaggi di varietà tradizionali molto apprezzate dal mercato turistico locale e produzioni enologiche di pregio inserite nel contesto della viticoltura eroica, ormai riconosciuta a livello legislativo, come pratica sostenibile da incentivare.
Si stima una superficie coltivata di circa 40 ha con un numero di circa 10 aziende agricole ed a queste si aggiungono numerosissimi orti familiari sia dei residenti che dei proprietari di seconde case di villeggiatura, data la radicata tradizione agricola dell’isola.
Le popolazioni di coniglio selvatico, che ciclicamente aumentano la loro pressione e si è espansa in maniera incontrollata dato l’alto tasso di riproduttività, l’abbandono dei coltivi, l’ assenza di predatori e la riduzione dell’attività venatoria, sia in termini di ampiezza della stagione venatoria che di numero di cacciatori, determinano perdite notevoli delle produzioni agricole e danni consistenti alle colture arboree quali i vigneti.
La lotta contro il coniglio selvatico negli anni è stata portata avanti tramite l’installazione di reti di recinzione lungo i perimetri dei campi coltivati al fine di impedirne l’accesso all’animale. Tali interventi di notevole impatto economico sono stati eseguiti da parte degli agricoltori quasi sempre a proprie spese, con un’incidenza elevata sui costi di produzione. I costi non riguardano solo l’acquisto della rete, ma anche la posa e soprattutto la sua manutenzione. In particolare per le aziende in regime biologico è necessario rimuovere manualmente le erbe infestanti che invadono le recinzioni.
Pertanto si chiede alle Autorità competenti di prorogare sino a tutto dicembre l’attività venatoria per il mantenimento della specie del coniglio, al fine di salvaguardare l’agricoltura dell’isola di Ustica che rappresenta un importante comparto economico della fragile economia isolana ed un baluardo di tutela del paesaggio rurale e della ricchissima biodiversità agraria presente.
Con l’occasione, ma non meno importante, oltre alla presenza del coniglio selvatico, si è aggiunto un insediamento di colombacci (Columba palumbus) che hanno aumentato la presenza in maniera abnorme.
Tale specie ormai nidifica nell’isola di Ustica, in particolar modo sugli alberi di alto fusto, e si caratterizza per un’estrema voracità rispetto alle specie affini. Essa si nutre sia di semi, sia di frutti che di germogli, danneggiando in maniera continuativa tutte le colture che si alternano durante l’anno: dalle lenticchie distribuite sottoterra durante la semina invernale ai grappoli di uva in piena estate, senza tralasciare ortaggi estivi e invernali.
Mentre la difesa dal coniglio selvatico, con il prolungamento dell’attività venatoria è praticabile, per difendersi dall’attacco dei colombacci l’unica soluzione è la riduzione della popolazione, non essendo disponibili altre possibilità da applicare su superfici estese.
Quindi Vi si chiede inoltre di emanare urgentemente, come da intese pregresse, anche il “provvedimento ad hoc” per il problema “colombacci”.
Certo della Vostra sensibilità su quanto rappresentato, si rimane in attesa di riscontro confidando in un immediato e risolutivo intervento.
Cordiali saluti.
Sindaco
Salvatore Militello