E’ ancora tutto top secret. Ma qualcosa trapela. Il futuro del Faro di Punta Imperatore, uno degli undici di proprietà dello stato per i quali l’Agenzia del Demanio ha previsto la concessione in affitto per un massimo di 50 anni, fa gola, eccome. E tra le pieghe delle sei offerte giunte entro il limite temporale previsto spunta di tutto. Compreso – secondo i bene informati – l’interessamento di un gruppo imprenditoriale cinese. Sarebbe peraltro la prima volta che sull’isola posino gli occhi gli orientali, che altrove – in Italia – hanno da qualche anno mosso l’economia, malgrado la recessione del Bel Paese (o forse proprio per questo): l’imprenditoria cinese in Italia cresce del 6,1% a fronte di un segno negativo (-1,6%) di quella nazionale. Lombardia, Toscana e Veneto le regioni capofila, ma chissà che l’occasione della gestione del Faro (da trasformare in resort?) non si riveli l’occasione giusta per l’apertura a una realtà nuova, per l’isola.
Ma bisognerà naturalmente attendere che le due commissioni di gara, una per l’Agenzia del Demanio e l’altra per il Ministero della Difesa, procedano in seduta pubblica all’apertura dei plichi e verifichino la correttezza formale della documentazione presentata dai partecipanti. Le proposte idonee saranno poi valutate secondo il criterio dell’offerta “economicamente più vantaggiosa”, data dalla proposta progettuale, valutata con punteggio pari al 60%, e dalla proposta economica, a cui può essere assegnato un punteggio massimo pari al 40%. La valutazione della proposta progettuale terrà conto di elementi qualitativi quali: soluzioni di recupero del faro, manutenzione, fruibilità pubblica, contributo allo sviluppo locale sostenibile e la possibilità di creare un network tra più strutture, attraverso una rete di servizi e attività condivise.
E chi contenderà ai cinesi la gestione della perla della costa foriana? C’è, intanto, un’offerta tutta isolana, che fa capo ad alcuni imprenditori coordinati da Celestino Vuoso, presidente della Fondazione Opera Pia Iacono Avellino Conte, che da qualche giorno gestisce peraltro la Biblioteca Antoniana di Ischia. Solida realtà nel campo dell’edilizia, Vuoso avrebbe convinto alcuni imprenditori amici a progettare una realtà ricettiva di alto profilo, non senza ricadute occupazionali e mediatiche per l’isola. I bandi prevedono del resto che i fari non vengano dismessi, conservando il loro uso di lanterne e di sentinelle del mare: il loro restyling dovrà mirare ad una riqualificazione e ad accrescere le ricadute economiche e sociali sul territorio.
E dal “Sole 24 ore” emerge un altro concorrenze, di primissimo ordine. Si tratterebbe del “re” degli chef italiani, Gualtiero Marchesi, che – come si legge sul quotidiano economico – ha partecipato alla gara del Demanio: sono 7 i fari che vorrebbe gestire per creare una rete che faccia forza su ricettività e alta cucina.
«Filo conduttore del progetto – anticipa Marchesi – è la cucina italiana e la riscoperta del territorio. In ogni luogo il microclima detterà i sapori e gli ingredienti da rivalutare. Il pesce, ma non solo. I collegamenti con l’entroterra sono fondamentali. Immaginiamo un percorso da un faro all’altro alla scoperta della cucina italiana specifica di ogni territorio». Il suo interesse si è indirizzato, oltre che sul nostro Faro di Punta Imperatore, a quelli di Punta del Fenaio e Punta Capel Rosso sull’Isola del Giglio. E ancora: Faro di Punta Cavazzi a Ustica, Faro di Capo Grosso a Levanzo, Faro di Muro Porco a Siracusa, Faro di Capo D’Orso a Maiori.
Insomma, le idee non mancano. E avrebbero partecipato al bando anche un gruppo imprenditoriale riconducibile alla multinazionale Nestlé Spa, attiva nel settore alimentare, e un ancora misterioso imprenditore tedesco.
Ad ogni modo, tutti e sei i gruppi imprenditoriali che hanno formalizzato la loro offerta devono aver tenuto conto, naturalmente, dei “paletti” previsti dall’Agenzia del Demanio, secondo cui – in particolare -i fari possono accogliere iniziative ed eventi di tipo culturale, sociale, sportivo e per la scoperta del territorio insieme ad attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche e promozionali.
Tra le idee sul tavolo, tuttavia, quella più gettonata – secondo i bene informati – sarebbe quella di ricavarne un “resort”, pur preservandone naturalmente l’impatto estetico (con tanto di vincoli della Soprintendenza) che fa del Faro di Punta Imperatore una delle perle più pregevoli della Campania e, forse, dell’Italia intera. “E’ una meraviglia”, avevano del resto commentato i fortunati che lo scorso settembre avevano avuto il privilegio di esplorare il fascinoso immobile, comunque non privo – al momento – di angoli abbandonati al degrado. Un immobile che racconta una storia e delle storie non prive di pagine dolorose (verso la fine degli anni Trenta, il guardiano dell’epoca vi morì fulminato), ma anche di capitoli esaltanti (come quelli scritti dalla mitica Lucia Capuano, la vedova, donna emancipata, mirabilmente raccontata in una recente “piece” teatrale dall’attrice Lucianna De Falco).
E allora non resta che attendere. Che siano imprenditori con gli occhi a mandorla o un gruppo di facoltosi autoctoni, che sia l’espressione più o meno diretta della Nestlé o che sia Gualtiero Marchesi: l’importante è che il Faro di Punta Imperatore viva un futuro radioso, rispettoso del suo passato e della sua storia. E che ne benefici l’intera isola d’Ischia.
Pasquale Raicaldo
Fonte: Il Dispari
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COMMENTO
Questa pagina nasce con l’obiettivo di accendere un #Faro su#ValorePaeseFari. A nostro avviso, nonostante la possibilità fosse espressamente prevista dal bando, affidare 7 #Fari ad una persona sola non sembra il modo più adatto per creare un network che distribuisca valore sui territori ma piuttosto l’opportunità di un privato di creare un marchio sfruttando beni demaniali. Non credo fossero questi i principi ispiratori della concessione di valorizzazione demaniale. Inoltre, sembrerebbe che numerosi partecipanti siano stranieri e a tal fine speriamo che le loro intenzioni non siano meramente speculative.
Chiediamo al Demanio di valutare con la massima attenzione le singole proposte progettuali, evidenziando che:
– ogni proposta progettuale dovrà competere sul singolo faro;
– i punteggi relativi alle soluzioni di recupero del faro, alla manutenzione, alla fruibilità pubblica e al contributo allo sviluppo locale sostenibile devono premiare le soluzioni specifiche studiate sul territorio rispetto ad eventuali indicazioni generiche che potrebbero non essere adatte alle tipicità locali;
– non è previsto dal bando che i Volti Noti generino punteggio.
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Non me ne vogliano la scuola di alta cucina del Sig. Marchesi nè i cinesi di GM Resort interessati anche al nostro territorio, per questioni evidentemente più pragmatiche che emozionali.
L’idea di affidare 7 sette perle del nostro territorio ad un unico soggetto assegnatario è evidentemente incompatibile con la trasformazione di valore potenziale in beneficio distribuito. Ricorda tanto, ahimè, la storia già vista in occasione dell’isediamento della grandissima distribuzione nell’isola che ha comportato l’imporverimento estremo del commercio locale. Se poi parliamo, di accessibilità pubblica dei beni comuni, è palesemente un ossimoro abbinare l’idea del locale di turno, per carità eccellente, con tripla stella Michelin. Di cosa stiamo parlando? Della monetarizzazione di un bene pubblico, che comporterà la sostanziale inaccessibilità ai comuni mortali che vivono in questo territorio da sempre? E per non passare per il disfattista… le proposte le abbiamo, e ben chiare.
Sappiate che nonostante noi siciliani non facciamo nulla o forse peggio, i dati dicono che la Sicilia la scorsa estate ha totalizzato uno share del 18% del turismo estero sul territorio nazionale. A chi vogliamo destinare il potenziale delle nostre bellezze? A una multinazionale che ci retrocederebbe al più qualche posto di lavoro da cameriere o inserviente? Professioni dignitosissime, ma capire la mia provocazione…
Si a proposte di cordate locali che conoscano il temperamento dei nostri territori, valorizzamo al meglio ciò che abbiamo, ma distribuiamo in casa nostra i benefici: ne abbiamo disperatamente bisogno. In bocca a lupo a noi.
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Dalla California Marlene Robershaw Manfrè
I vote for MARCHESE !!! Marlene MARCHESE Robershaw, (Manfre)
Marchese is my maiden name
Una risposta
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Marlene MARCHESE Robershaw, (Manfre)
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