Dando seguito all’impegno di approfondire le varie fasi e le conseguenze del diniego di approvazione del “piano di riequilibrio finanziario pluriennale del comune di Ustica”, nonche’ di contribuire al dibattito sulle prospettive future, conseguente ad un approfondimento collettivo delle tematiche, col desiderio e con l’intento di poter dare un contributo conoscitivo affinche’ chiunque ne abbia interesse possa farsi un’idea di cio’ che e’ accaduto e di cio’ che potra’ accadere, nonche’ di cosa fare per evitare le conseguenze piu’ negative, mi accingo a questa ulteriore ricerca di fine settimana, nell’attuale assenza di comunicazioni pubbliche dell’amministrazione in carica.
Nella prima puntata ero arrivato ad esaminare la situazione sino all’invio del piano di riequilibrio da parte dell’amministrazione precedente all’attuale.
Il piano di riequilibrio e’ stato adottato senza che venisse approvato preventivamente il rendiconto 2016. Ribadisco che la procedura era nuova persino per gli enti di controllo e, nel frattempo, dopo il carico finanziario attribuito a tutti i comuni italiani, le problematiche di cui abbiamo sinteticamente parlato nella prima puntata esplodevano in tutta Italia e gli organi di controllo (ministero dell’interno e sezione di controllo della corte dei conti) arrancavano anch’essi, mentre la modulistica (le schede di rilievo dei dati) veniva modificata piu’ volte, introducendo nuovi e piu’ articolati parametri di rilevamento degli indicatori di dissesto.
In tutto questo andava in pensione il responsabile del servizio di ragioneria del comune, persona peraltro sofferente da anni di seri disturbi visivi che gli impedivano di assolvere compiutamente al suo incarico. Ero presente alla seduta di consiglio comunale durante la quale, con onesta’ che gli faceva onore, si e’ assunto la responsabilita’ di alcune discrasie contabili dichiarando che non era stato in grado di leggere alcune modifiche di legge intervenute negli ultimi anni in ordine ai datti da inserire in bilancio.
Per chi, come me, che sino al mese di gennaio scorso aveva impedita la lettura se non a qualche centimetro di distanza dal testo, e’ facile comprendere il dolore, la frustrazione e l’onesta’ dell’uomo, che adesso non e’piu’ tra noi ma che merita di essere ricordato anche per questo suo gesto nobile.
Nel giugno 2018 si insediava l’attuale amministrazione e non dava alcuna attuazione al piano approvato nella precedente consiliatura ne’ si preoccupava di riadattarlo, integrarlo o modificarlo tenendo conto della situazione contabile nel frattempo senz’altro modificata, com’era suo interesse e suo onere. Tale necessita’, evidente soprattutto per coloro i quali avevano costantemente accusato di amministrare male i loro predecessori, non e’ stato avvertita dalla odierna amministrazione che e’ intervenuta per una rivisitazione del piano soltanto su invito degli organi di controllo e per poter effettuare nuove assunzioni ( nel febbraio del 2022, a quasi 4 anni dall’insediamento).
Peraltro tali nuove assunzioni sono state autorizzate dal Cosfel (Commissione per la stabilita’ finanziaria degli enti locali) sulla base delle informazioni fornite dall’amministrazione comunale, che ha dichiarato, contro il vero, che non vi fosse personale interno in grado di ricoprire i ruoli scoperti e che non vi fossero graduatorie interne da scorrere. Tali dichiarazioni erano state precedute da un’altra, parimenti destituita di fondamento, secondo cui il tecnico comunale geom. Giancarlo Caserta, avesse rifiutato di ricoprire il ruolo di responsabile apicale dell’ufficio tecnico. Tale affermazione e’ due volte priva di fondamento in quanto: a) un dipendente non puo’ sottrarsi ad una disposizione di servizio, peraltro assolutamente lecita; b) il geom. Caserta aveva motivato il suo temporaneo diniego con una transitoria problematica familiare, superata, informando tempestivamente l’amministrazione Militello della sua assoluta, piena e totale disponibilita’ a ricoprire l’incarico, anche nell’intento di contribuire allo sforzo per il risanamento delle casse comunali.
A fronte di tale disponibilita’ il geom. Giancarlo Caserta e’ stato allontanato dal servizio tecnico e destinato ad altro servizio amministrativo, con contestuale inoltro della predetta comunicazione non veritiera al Cosfel: NON ABBIAMO PERSONALE INTERNO DA DESTINARE ALL’INCARICO.
Solo come dato storico, dobbiamo rilevare che il geom. Giancarlo Caserta si era nel frattempo distinto nel rappresentare, su richiesta del tecnico esterno nominato capo dell’ufficio, la verità’ storica, documentale e legale della situazione urbanistica ed edilizia di un convento del ‘400 che era stato demolito ed integralmente ricostruito, in pieno centro storico gravato da piano di recupero, “crescendo” di svariate decine di metri quadri, verosimilmente occupando persino la sede stradale, con una relazione di supporto dell’ex capo dell’ufficio tecnico comunale che oggi si ritrova ad essere v. sindaco dell’amministrazione in carica. Cio’ certamente gliene rendeva merito ma lo faceva divenire inaffidabile, inadatto al ruolo e-anzi! -siccome tali circostanze non potevano essere rappresentate nella loro piena essenza in una comunicazione ufficiale, andava taciuta persino la sua esistenza nel ruolo.
Il tutto senza che nessuno degli amministratori, dei colleghi, nemmeno della segretaria comunale dell’epoca dei fatti muovessero un dito o dicessero una parola per segnalare l’intollerabilita’ di tale comportamento. E siccome abbiamo fiducia nelle capacita’ cognitive del personale del comune di Ustica, siamo certi che su tale silente comportamento abbia influito il clima di continuato disconoscimento dei loro diritti, tanto da tenerli tutti quanti sospesi (per anni ed anni e tuttora!) sulla questione del riconoscimento degli accessori contrattuali.
Beh, su questo dobbiamo riconoscere che l’amministrazione attuale ha senz’altro risparmiato, non sappiamo quanto guadagnandoci in produttivita’, spirito motivazionale ed orgoglio del personale di partecipare in prima persona al bene dell’isola e, forse, sempre piu’ disamorandolo.
Cio’, per quel che qui importa sotto il profilo contabile, produceva un immotivato – e non consentito -aggravamento di costi in un comune che tentava di riequilibrare il bilancio e che aveva gia’ delle passivita’ accertate, aggravate dall’amministrazione attuale che, oltre a non dare seguito al piano di riequilibrio predisposto dalla precedente amministrazione ( e che aveva valenza decennale) non faceva alcun tempestivo rilevamento della situazione successiva al suo insediamento, arrivando ad approvare una riedizione del piano di riequilibrio, come gia’ detto, esclusivamente per poter procedere a nuove assunzioni esterne, nel febbraio del 2022 e “dimenticando” ciò che accadeva nel frattempo, limitandosi ad inserire ingenti importi per interessi legali assolutamente non giustificabili per il titolo attribuito loro (v. un mio precedente articolo su queste colonne riguardo alla rimodulazione del piano di riequilibrio).
Ricapitolando: mentre la precedente amministrazione rinunciava alla figura stabile del segretario, optando per la copertura a scavalco, con un risparmio previsto di 56.000,00 euro annue, l’attuale amministrazione assumeva due apicali esterni per il settore tecnico e per quello finanziario, vanificando il risparmio e peggiorando la situazione. Di fatto, e’ stato vanificato persino il risparmio derivante dal collocamento in quiescenza di altri dipendenti
Nella sentenza, poi, si individuano varie cause di squilibrio contabile ormai non piu’ recuperabile e non sanato neanche in parte nei primi sei anni di vigenza del piano: la esposizione debitoria non era esattamente determinata -per difetto- sin dal 2017, non conteneva i dati del 2016, il cui bilancio, a giugno 2017 non era approvato, vista la novita’ del meccanismo di verifica contabile introdotto, peraltro piu’ volte modificato. In particolare, la sentenza afferma, senza mezzi termini, che l’attuale amministrazione abbia cominciato a dare attuazione al piano del 2017 soltanto dal 2022 (v,. Pag. 60 , righe 22-24, in cui testualmente afferma: “In sostanza, appare che l’Ente abbia avviato l’attuazione del piano solo dal 2022 quanto alle misure di risanamento concernenti le entrate e dal 2021 per la parte relativa alla contrazione delle spese” mentre altri debiti fuori bilancio, ricompresi nella massa passiva del piano del 2017, ancora OGGI non risultano riconosciuti e devono considerarsi privi di copertura finanziaria per l’ importo di ´euro 404.873,04 (pag. 62 ultime quattro righe e prime due righe di pag. 63)
La Corte dei Conti, andando per sintesi, ha rilevato sia nel piano del 2017 sia nella “integrazione” del 2022 l’omissione di dati rilevanti riguardo alla effettiva esposizione debitoria, la mancata individuazione dei debiti potenziali ( e la relativa previsione di accantonamento) la mancata approvazione di debiti fuori bilancio prodotti prima e dopo il 2017 e l’affermazione, nelle relazioni dei responsabili dei servizi, che non ve ne fossero, anche se emergevano da altri elementi contabili certi riferiti dalla stessa amministrazione anche nella “integrazione del febbraio 2022( v. Sentenza, pagine 31, par. 6.1.6, pag. 34 lett. c, pag. 42 lett. b, e punto 6.2.8, pag.50 punto 7.1.3 e le ultime sei righe, pag. 61 righe 9-14,)
Le censure delicate, a cui il comune non ha saputo, nelle sue argomentazioni, evidentemente dare alcuna risposta ne’ documentale ne’ logica, sono ancora a pag. 65, punto 9.6: in 4 esercizi su sette -2016, 2017, 2020 e 2021 viene determinato in 0 la parte disponibile del risultato di amministrazione. L’Ente, inoltre, a parere della Corte dei Conti non ha cognizione della consistenza dei rapporti dare-avere con gli organismi partecipati.
E’ ritenuta parimenti grave la mancata esposizione da parte dei responsabili dei servizi dei debiti fuori bilancio ancora da riconoscere pari ad euro 1.669.273,36– ( pag. 65 ultime sei righe, pag. 57 ultime 4 righe, pag. 66 prime 5 righe).
La Corte dei Conti, peraltro rileva come nel corso del 2022 il comune avrebbe potuto fruire del ricorso al fondo di rotazione, riaprendo tale possibilita’ a seguito di una novella legislativa introdotta proprio per venire incontro alle difficolta’ degli enti locali travolti dalle difficolta’ connesse alla pandemia ( v. pag. 36 ultime 9 righe). Cio’ non e’ stato fatto pertanto non resta che bocciare il piano (che, sia pur con molte pecche, riparabili in corso d’opera mediante una interlocuzione continua col ministero e con la corte, non ha avuto neanche un principio di attuazione da parte della amministrazione attuale)
Conclusivamente la Corte ha ritenuto che la dichiarazione di dissesto costituisce un atto vincolato non suscettibile di apprezzamento discrezionale, anche per evitare l’aggravamento della situazione dell’ente ed il protrarsi del pregiudizio per i terzi creditori (pag. 67 righe 16-22).
Attendiamo che gli organi competenti provvedano al riguardo (consiglio comunale) oppure che impugnino la sentenza. In ogni caso, Il dissesto puo’ essere dichiarato dall’organo regionale di controllo previa diffida a provvedere entro 20 giorni inviata a tutti i consiglieri comunali.
Dedichero’ la prossima puntata alle conseguenze della dichiarazione di dissesto per la collettivita’, il personale, gli amministratori, i terzi creditori, gli organi di controllo e coloro che dovessero essere ritenuti responsabili, anche in parte, del dissesto.
Vi anticipo che non c’e’ molto da festeggiare. Pero’ prima si mette mano alle cose da fare, senza favoritismi, disparita’ di trattamento e beceri odii personali, conti da regolare ed altre nefandezze, prima ci si rimette in carreggiata e meno l’Isola ne risentirà.
Buona domenica
Francesco Menallo