Mi è stato chiesto, da più parti, di intervenire sulla vicenda del diniego di approvazione del “piano di riequilibrio finanziario pluriennale del comune di Ustica” al fine di contribuire, nel silenzio degli organi istituzionali territoriali, a rendere noto quale sia lo stato dell’arte.
Ho aderito al cortese invito in quanto ritengo assolutamente necessario che la comunità usticese sia informata di tale importante vicenda che avrà senz’altro ricadute -negative- tangibili sull’isola e che sarà necessario affrontare tempestivamente con scelte anche di lungo periodo ma che sarà necessario adottare con immediatezza, con un’idea di futuro.
La narrazione comporterà una serie di digressioni inevitabilmente tecniche, che cercherò ricondurre a terminologie e passaggi accessibili anche ai non addetti ai lavori; per farlo, però, dovrò necessariamente dilungarmi in più interventi, anche al fine di non appesantire troppo la narrazione ed il lettore.
Oggi, pertanto, mi limiterò ad una sintesi degli accadimenti ed a riferimenti normativi che chiunque potrà rinvenire sul sito istituzionale “normativa” digitandone, negli spazi appositi, gli estremi.
Cominciando dai riferimenti “normattivi”, anche al fine di trovare riscontro in quel che scriverò in seguito, il lettore interessato potrà leggere gli articoli da 242 a 251 del d.lgs. 18/8/2000 n. 267, titolo VIII, capo I, enti locali deficitari. Magari potrà essere opportuno scaricare le norme e consultarle per avere conferma di quanto scriverà il sottoscritto.
Faccio questa segnalazione non certo per pedanteria ma perché su queste stesse colonne, in tempi non sospetti, sono stato “sfidato a pubblico confronto” su un argomento connesso a quanto oggi angustia chiunque abbia a cuore il futuro di Ustica, segnatamente la necessità di inserire nel piano i riequilibrio anche gli accantonamenti per i debiti potenziali, non solo quelli portati da sentenze definitive, come viceversa affermato dall’allora revisore dei conti (amministrazione :Licciardi) ed attuale assessore al bilancio (amministrazione Militello).
D’altronde, se la delibera della Corte dei Conti che ha bocciato il pino di riequilibrio dopo quasi sei anni dall’invio, occupa con terminologia eminentemente tecnica ben 68 pagine,
certamente un po’ di pazienza per dipanare la matassa ci vorrà. Proviamoci
Il comune di Ustica, come tutti i comuni italiani ed in particolare quelli del meridione, ha subito negli ultimi decenni drastici tagli nei trasferimenti delle risorse da Stato e Regione.
Le motivazioni sono le più varie io credo che quella più veritiera sia che si è passati da un’economia reale (la ricchezza era data da ciò che si produceva e gli Stati battevano moneta, quindi erano in grado di produrne in qualsiasi quantità variando il rapporto di cambio con le altre monete nazionali) ad un’economia finanziaria, basata sulla creazione di valore dal nulla, sulla base di artifizi contabili, favoriti dalla sempre maggior rapidità di calcolo dei computer e dalla progressiva smaterializzazione del denaro, che di fatto non esiste quasi più nella sua materialità e che con la pietosa bugia di intendere perseguire il malaffare e l’evasione fiscale è stato di fatto sottratto al controllo di coloro che ne sono i legittimi proprietari (e che ovviamente non possiedono banche…).
In tutto questo, più di dieci anni fa è stata introdotta la “tesoreria unica” ovvero tutti i conti degli enti pubblici sono stati inseriti in sottoconti della Banca d’Italia, quindi le cosiddette “economie locali” sono servite a ripianare le passività nazionali mentre ai comuni sono state trasferite direttamente piccole percentuali della tassazione sul reddito e tributi locali, proventi delle multe per violazioni del codice della strada, specificando che i servizi essenziali locali come acqua e smaltimento rifiuti, dovessero essere coperti, quasi per intero, con la tariffazione del servizio, ovvero con il corrispettivo che ogni fruitore deve corrispondere in base ai consumi ed alla loro tipologia.
Tutto questo ha coinciso con la crisi dei partiti, che non avevano più personale da distaccare per fornire assistenza tecnica ai piccoli comuni che non avessero un organico sufficiente ed in grado di far fronte alla pluralità di nuove incombenze gestionali che gravavano su di loro e che comportavano un continuo impegno anche solo per capire esattamente quale fosse il modo giusto di affrontare i problemi che in una grande città venivano spalmati su centinaia ed in taluni casi migliaia di dipendenti.
Nel frattempo i ritardi nei pagamenti provocavano contenzioso anch’esso produttivo di nuovi costi ( il contenzioso non è mai un buon affare se non per chi ha torto e spera di farsi dare ragione, la mediazione è sempre stata la soluzione migliore dei conflitti ) e si è arrivati alla necessità, sollecitata dalla Corte dei Conti, che nel frattempo, dopo l’inserimento nella costituzione dell’obbligo del pareggio di bilancio all’art. 81 ed alla successiva legge di stabilità del 2016 (la n. 208/2015) ha fatto carico a tutti i comuni, proprio dal 2017, di partecipare alla stabilità del bilancio dello Stato.
Ecco qual è stata la prima problematica in cui si è imbattuto un piccolo comune, qual è Ustica, che non ha rendite IMU paragonabili a quelle di una località sciistica sulle Dolomiti che grazie alle entrate IMU ha potuto realizzare, senza ricorrere a finanziamenti esterni, ben due piscine.
Ustica si è trovata all’improvviso in mezzo ad un nuovo sistema e non aveva al suo interno le risorse umane per affrontarlo, per comprenderlo, per correre ai ripari e non era certo facile trovare soluzioni, visto che la riforma federalista, che molto aveva contribuito a questo sfasamento, non era certo stata avviata per favorire il meridione, da sempre considerato la palla al piede della Padania.
Ciononostante, senza che gli organi che avrebbero dovuto intervenire per incanalare, segnalare, consigliare le strategie più opportune perché’ ne avevano l’onere istituzionale (penso all’ organo di revisione che non ha nemmeno espresso il parere sul piano di riequilibrio) la precedente amministrazione ha ammannito un tentativo di piano di riequilibrio, con le linee guide della Corte dei Conti (che indicavano le caratteristiche e persino la modulistica) che cambiavano più volte prima e dopo quel 13 giugno 2017, mentre, nel giugno 2018, si insediava l’attuale amministrazione.
Buona domenica. Ci rivedremo, se ne avrete interesse, prossimamente.
Francesco Menallo
Una risposta
Salve,
Buon senso consiglierebbe la convocazione di un assemblea pubblica da parte del Sindaco, ma anche di un Consiglio straordinario ed urgente.
Se non in momenti cosi delicati, quando?
Con l’occasione si potrebbe anche affrontare l’argomento elezioni.
Onestamente, rimango sconcertato dalla mancanza di informazioni da parte dell’amministrazione, ma anche da parte della Comunita’ usticese.
Cordiali saluti,
Jose’ Zagame usticese non residente