Forse per creare uno scritto semplicemente buono e che tutti possono gustare e apprezzare, è bene ispirarsi all’arte culinaria.
Prima di redigere qualunque composizione, è bene scegliere in maniera oculata i due complementi, cioè TEMPO e LUOGO, che sono essenziali e indispensabili per un’ottima stesura.
La risposta più corretta potrebbe essere, “l’Estate” e “l’isola di Ustica”; avendo più tardi solo l’imbarazzo della scelta per dove e come soggiornare.
Ritenersi quindi “ospite” in uno dei tanti villini ubicati nel verde e fruttuoso “Oliastrello”, o nell’estesa e dritta pianura di “Tramontana”, o nell’assolato e splendente “Spalmatore”.
Dopo essersi sistemati volutamente all’ombra di un fico o di una veranda ombrosa, iniziare a pensare scrupolosamente a cosa dare vita.
Successivamente, con molta calma prediligere i pensieri e i versi più appropriati, per poi comporre ad arte lo scritto voluto; il tutto farlo come quando si scelgono e si selezionano gli alimenti in maniera oculata, per poi cucinare ottime vivande.
L’arcano?
Usare come in cucina articoli ed ingredienti freschi, autentici e genuini, unendoli poi tra di loro con tanto tanto amore, come si fa col cibo.
Fatto questo rilassarsi, chiudere gli occhi e iniziare a smanettare sulla tua tastiera, cercando di dare vita a un dattiloscritto prettamente personale o quantomeno bizzarro.
Usare frasi e concetti precisi, con l’intenzione che tutti possano apprezzare in maniera virtuosa, logicamente stando molto attenti agli “allergici” e “intolleranti”, poiché questi li troviamo ovunque, sia nella lettura che nel manducare.
Dovrà essere ovviamente un prodotto fresco, accattivante e magari fuori del comune, per niente acerbo, immaturo o di gusto volgare.
Sicuramente preparato con calore ma non ardente, ottenendo così alla fine un prodotto dal sapore delicato; se userai le fiammate, poi a lungo andare rischieresti di bruciarlo dunque stai attento.
Magari poi accompagnarlo con frizzanti freddure o sottili e taglienti concetti d’ironia.
Mi raccomando, niente parole fritte o strafatte, ma fresche, piene di zelo e magari volutamente elaborate con frasi piccanti al punto giusto.
Non realizzarli con versi scontati o scadenti, bensì con affilate parole di valore pieno e per niente deteriorate.
Il prodotto finale di ambedue gli autori dovrà essere sempre pulito, tutt’al più guarnito solo con dei pezzi unici e di certo senza alcuna macchia d’intenti.
Che venga poi letto, gustato e assaporato col palato della curiosità e con la fame della conoscenza, sperando di avvertirne quasi quasi il profumo delle frasi elaborate.
Ragion per cui, sia un ottimo libro che una pietanza squisita dovranno essere sempre ben allestiti, cercando di incontrare comunque il giusto gusto dell’avventore.
Quindi la speranza, sia dello scrittore che quella del cuoco, è mirata unicamente a saziare sempre il cliente, con una piccola differenza: che il primo tenterà di soddisfare il piacere dell’anima, il secondo quello del palato.
Pietro Fiorito