Quando giunge il momento della ripartenza ed osservo dimesso il distacco della nave dalla banchina, all’istante il mio cuore inerme avverte quella triste e insidiosa malinconia.
Lo fa in modo servile e graduale, ed è a questo punto che la realtà schiocca le sue dita con quel suo preciso compito, e cioè farmi tornare in un attimo al caotico vivere.
Come artigli di una bestiale arpia la rassegnazione si aggrappa al mio petto, e subito fa a botte con quella mia anima appesantita.
Solo il balsamico tempo può curare queste lesioni, e lo fa alla stesso modo dell’acqua di mare, che è capace di cicatrizzare tagli e ferite profonde, rimettendo così in ordine le parti lese, lasciando soltanto il ricordo di un lieve dolore.
Con un mesto saluto invece, il mio corpo si porge afflitto a quella tua incantevole bellezza, e lo fa per mille motivi diversi, lasciarti sì ma mai abbandonarti o quantomeno dimenticarti.
Da quei tuoi luoghi a me cari mi separo turbato, ed è con grande rammarico che il mio spirito a volte si danna più della mia mente.
Quest’ultima di recente ha ormai archiviato dentro di sé immagini di Te offuscate e sbiadite, sono poche quelle che ha memorizzate in modo nitido e a colori, avendo solo il compito di allietare la mia terza età.
Ed infatti è a questo punto, che si presentano veritiere alla mia persona, le visioni di alcuni dei tuoi numerosi monumenti naturali.
Dio te li ha donati senza gelosia alcuna, tanto che poi ti ha concesso la licenza di offrirli in regalo, solamente a chi sa stimarli e apprezzarli.
Come ad esempio quel remo roccioso, che affiora fendendo dolcemente il pelo dell’azzurro mare di: “Punta Galera”, che da terra fa sentire il visitatore come sul ponte di un’antica nave di legno, che punta decisa alla volta della vicina Isola Madre.
O nella qualità dei possenti scogli de: “I Faraglioni della Colombaia”, che dal mare emergono a scudo dell’odierno villaggio preistorico, per fortuna non del tutto abbandonato a se stesso, e fatto rinascere grazie ad alcuni saggi studiosi e umani tecnici virtuosi.
Oppure: “l’Arso” lembo di terra dalla calura estrema ma viva e reale, nonché prima terra d’approdo per gli alati migratori, divisa dal faro di punta Gavazzi dalla splendida “Piscina Naturale”, che con le sue fresche acque soddisfa con gran refrigerio i fortunati bagnanti.
Altra meraviglia è quel luogo de: “Il Passo della Madonna”, nonché sede ideale di contemplazione e preghiera, dove la pace torna regnando dentro il tuo sguardo, grazie a quel palcoscenico che ti offre un tramonto divino e magico, poiché riempie di serenità quella tua infastidita anima.
O invece: “Il picco dell’Omo Morto”, tanto funesta scogliera quanto maestosa visione per occhi increduli, ove la leggenda popolare ti sprona ad essere un abile e acuto osservatore, facendo tornare alla tua mente quel ricordo terribile di una tragedia remota.
Tanti altri maestosi luoghi si presentano al mio cuore, ed è per questo motivo, che una parte di te è sempre qui dentro di me.
Quanto è lontano nel tempo la voce delle amiche onde, ed è per questo che mi rivolgo a loro con più vigore, così il loro fragore mi desterà da quel mio profondo torpore, e capirò che il tempo della vita ha battuto per me l’ora dell’assoluta dedizione.
È tutto inutile se poi incontri nella tua vita, cara Ustica mia, chi non sa apprezzare e valorizzare il tuo splendore, e Ti trascura come una bella donna, rendendoti sciatta e trasandata agli occhi del forestiero oppure alla vista di un vecchio amante.
Pietro Fiorito