Ustica sape

Aghi di pino e foglie secche. Che farne?


Al Sig. Sindaco
del Comune di USTICA

Al Sig. Assessore ai Servizi a rete
del Comune di USTICA

e, p. c. A UsticaSAPE

OGGETTO: Aghi di pino e foglie secche. Che farne?

Quanti mi conoscono sanno che sull’isola possiedo una villetta, costruita quasi 50 anni fa da mio padre, la cui distanza dalla strada di accesso – una quarantina di metri – è interamente occupata da una pineta. Nella zona di Oliastrello, come in altre fortunatamente, non è l’unica costruzione a fruire della frescura che i pini sanno offrire e non è nemmeno l’unica a dover far fronte al materiale organico che da quegli alberi residua: gli aghi dei pini. Vado al problema che, come ho anticipato, dovrebbe essere non soltanto il mio ma che, per comodità e responsabilità, mi intesto.
Come liberarsi di questo prodotto organico naturale, resinoso e, quindi, non maleodorante, non soggetto a percolazione ma ingombrante?
Un  tempo non molto lontano era possibile, in determinate condizioni di vento e con la necessaria prudenza, procedere alla sua combustione controllata che riduceva il tutto in un mucchietto di cenere da spargere sul terreno a mo’ di concime. Oggi le norme vigenti non lo consentono per ovvie ragioni di sicurezza collettiva ma ad Ustica non sono state introdotte alternative idonee allo smaltimento di un comune rifiuto organico che, se accumulato, può raggiungere volumi di notevoli dimensioni non esenti, peraltro, dal pericolo di combustione accidentale.
È ovvio che il riferimento non è allo strato di aghi che si è formato dentro la pineta. Li’ il mantello resinoso che si è creato negli anni ha ricoperto il terreno impedendo alle erbacce spontanee di infestarlo ogni anno. Mi riferisco agli aghi che il vento trasporta continuamente sul tetto, sulla terrazza, sul vialetto imponendone la raccolta almeno periodica da cui di riempiono sacchi di notevole dimensione.
Dalla prima ipotesi di soluzione da me tempo fa formulata, quella del conferimento di questo materiale alla discarica comunale cui mi sono rivolto con speranzosa fiducia, ho ricavato un cortese ma deciso rifiuto motivato da precise ed inderogabili disposizioni impartite dall’Autorità Comunale Competente. Gli aghi di pino non possono essere conferiti. Punto.
Mi sono, allora, rivolto personalmente a quella Autorità Comunale Competente che, sempre con cortesia, con altrettanta fermezza ma con un evidente imbarazzo, ha confermato l’indisponibilità della discarica comunale a risolvere il problema; senza, però, fornirmi una soluzione alternativa.
Ma a pensarci bene, il verde è un bene ambientale che, sia esso pubblico o privato, produce normalmente materiale organico di scarto. Se non saranno aghi di pino potranno essere foglie secche o rami potati ma, pur sempre, materiali da eliminare dalle pubbliche vie o dalle villette private per la sicurezza e per il complessivo decoro dell’isola anche se, per il vero, da qualche anno tale decoro è stato un  po’ compromesso.
Non credo che la soluzione possa essere quella di eliminare il problema eliminandone la causa cioè abbattendo gli alberi. Aver ricoperto Ustica di verde è stata una delle azioni più meritorie che si siano compiute negli anni, molto è stato fatto dal pubblico ma molto anche dal privato; insita è, però, la conseguente produzione di scarti organici da eliminare ed i privati sono in difficoltà.
Il Comune di Ustica cosa può fare? Lo si valuti. Incassa da me come da tutti i possessori di case una congrua TARSU e la incassa per l’intero anno solare anche se la mia presenza sull’isola – e quella di quanti come me – con la conseguente produzione di rifiuti solidi che impegnano l’Ente comunale è  ridotta ad appena un mese e mezzo. Mi rendo conto che è giusto che sia così ma a fronte di una tassa deve essere posto un servizio e nel caso in esame il servizio è molto, molto parziale. Perché, allora, non venire incontro a chi possiede un terreno alberato consentendogli di comportarsi civilmente rifuggendo dai piccoli comuni sotterfugi? Perché non consentire in forma organizzata e legale lo smaltimento, con ogni possibile sistema, del materiale organico che non siano le spine dei pesci, le ossa del pollo o le bucce delle angurie che provvediamo già ad eliminare in autonomia con le compostiere che ci sono state fornite?
Perché non considerare il cittadino meritevole della necessaria  considerazione quando si trova in difficoltà nel rapporto diretto con la realtà in cui ha deciso di vivere e contribuire  e con l’Amministrazione da cui tale realtà è gestita?
Perché ignorare quelle difficoltà già manifestate?
Ringrazio anticipatamente per le gradite ed esaurienti risposte che spero di ricevere da parte dell’Autorità Comunale Competente, se mai vorrà dare un seguito a quanto da me scritto e da tanti altri sicuramente pensato e,  sfiduciati, accantonato.
Un cordiale saluto.

Sergio Fisco

 

Una risposta

  1. Ciao caro Sergio, non credo proprio che riceverai risposte dalle autorità competenti, e comunque la colpa è tua, poiché non hai spiegato a chi di dovere, che: “gli aghi di pino” sono foglie.
    Quindi come tali, devono essere trattate alla stessa maniera di tutte le altre foglie arboree, armati di pazienza e ritorna all’attacco spiegando, a chi di dovere, che nel mondo non esistono foglie di seria “A” e foglie di serie “B”, forse fra gli uomini possiamo trovare questo classismo ma in natura no.
    Un grande abbraccio, Pietro.

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