Ustica dalla pelle sensibile.
Valide veglie di una sentinella attenta furon le mie notti trascorse su di te, premurosa fui invece sui vostri sonni, e mai con invadenza entrai negli altrui sogni.
Dopo il dissolversi delle tenebre, rassegnata lascio giocare su di me ancora luci ed ombre che, sin dalla notte dei tempi, regolarmente si alternano senza sosta.
Mentre rassicurante figura terrena son di notte pure per i marittimi legni che, scivolandomi accanto, vengono rinfrancati dai miei due singhiozzanti fari.
È da quando son venuta al mondo che ogni mattina mi rispecchio sulle mie trasparenti acque, questo avviene soltanto dopo che le tremolanti ombre si arrendono alle possenti luci del dì.
Quindi sarò ancora una volta felice di lasciare la vittoria all’alba, dandole l’incombenza di creare un nuovo giorno su di me.
Le placide onde, che con ostinati ritmi s’infrangono sulle mie spiagge nere, rilasciano nell’aria quella linea di canto salutare e sensuale, che crea nell’animo dell’uomo una salubre melodia armoniosa.
Mentre sono le grandi onde che, distruggendosi sui miei taglienti scogli, provano con impetuosa furia a mutare il mio aspetto e il Vostro umore.
So bene di essere equiparata ad una bella donna, che si avvale delle sue grazie per ammaliare i suoi trasognati amanti.
Paura incuto a volte nel cuore degli uomini, quando dalle dubbiose movenze prendo forma di umana sembianza e la tua mente impaurita mi ha già travestita da terribile sirena dalla opaca pelle nera.
In realtà non sono altro che un vano sogno trasformatosi in una concreta musa ispiratrice, che sembra uscita da un sinistro racconto di fiabe nordiche.
La gradevole brezza ridente scorre sulle mie terre arse, mentre la mia pelle bruna si brucia ancora una volta ai raggi del cocente Elio.
Mentre costantemente rimango sensibile agli eventi umani e mi mortifico soltanto agli errori degli individui, che di tanto in tanto mi coprono di un’amara vergogna irritante.
Pietro Forito.