Lucio Messina, appartenne alla stirpe dei pionieri di idee che nella routine del quotidiano fece esplodere e brillare i propri pensieri con innovazioni che sapeva proporre e condurre sapientemente.
Ormai se n’è andato, adesso nuota nel cielo con la sua Maricetta e tra le nuvole guarda le trasparenze liquide dell’Isola di Ustica, mentre in terra i ricordi lacerano ancora i cuori dell’amata figlia, dei nipoti, del genero e di tutti coloro i quali lo hanno amato e rispettato.
Fu il Direttore per tanti anni dell’A.A.P.I.T.(Azienda Autonoma Provinciale per l’Incremento Turistico) di Palermo, prima denominata E.P.T.(Ente Provinciale per il Turismo) ubicato nella sua sede storica di Piazza Castelnuovo, di fronte al Teatro Politeama Garibaldi, posto proprio nel cuore della città.
Parlare di Lucio Messina, significa raccontare l’Isola di Ustica e 60 anni di Rassegne Internazionali delle Attività Subacquee, con la medesima poesia con cui il poeta Cileno Pablo Neruda, cantava la sua Isla NegrLa.
Lo conobbi impeccabile nel suo abito grigio di grisaglia, dietro una scrivania in quella sede prestigiosa che raccontava una città che oggi crea sofferenza in chi la ama.
Ritagliò un breve appuntamento in quella sua agenda piena di incontri e ascoltò con attenzione ciò che avevo da dirgli.
Ero un giovane subacqueo allora e la Rassegna di Ustica era per me un miraggio, ma volevo andare con lui per conoscere i “Padri” della subacquea mondiale.
Avevo davanti i miei occhi colui che aveva trasformato quello scoglio nero di lava in una meta turistica prestigiosa, colui che aveva fatto di Ustica la Capitale Mondiale dei Subacquei.
Chi aveva creato anche la prestigiosa Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, chiamando alla Presidenza il prof. Raffaele Pallotta e arricchendola con il premio Tridente d’Oro, sogno ambito di tutti gli innamorati del mondo del silenzio.
Quell’isola fascinosa e sensuale, dopo essersi confrontata con i migliori arpioni del mondo, divenne laboratorio di idee che nascevano nei convegni, negli incontri culturali, nelle tavole rotonde ben articolate, dove sedevano scienziati e sportivi, esploratori e romantici, scrittori e giornalisti ascoltati da tutta la comunità usticese e dai visitatori che transitavano numerosi e così un giorno si decise che era giunto il momento di lasciare nuotare i pesci nel controluce delle nostre emozioni e dedicarsi ad un Sogno che divenne poi Realtà.
Le pietre sorrisero, la vita prevalse ed Ustica fu incoronata Prima Riserva Marina d’Italia, mentre lui, Lucio Messina, che ancora una volta ne era stato l’artefice, meritò di dirigerla e condurla nell’ Olimpo della grazia e della bellezza.
Trascorsero gli anni ed ancora oggi le alghe, che sembrano dormire, ricordano i suoi occhi e quel nuotare leggero tra le proprie fronde, tenendo per mano Maricetta, la moglie anch’essa patita del mare e … dei ricci.
Lucio era questo, un romantico marinaio, ma era anche uno scrupoloso osservatore, un dirigente instancabile portatore di idee geniali, un attento e puntuale pianificatore di eventi, un uomo gentile e cortese, elegante e garbato che aveva il ritmo dei grandi, perché Grande era lui stesso.
Soffrì molto quando le risorse necessarie per mantenere alti quegli eventi, si estinsero e allora si mise di lato, con lo stile e l’armonia che possedeva, lasciando ad altri l’opportunità di prendersi cura di tutto ciò che lui con umiltà, amore e intelletto aveva creato.
E’ risaputo che il rispetto, l’apprezzamento, l’ammirazione e l’amore non conoscono le proprie profondità fino al momento della separazione, quando il ricordo diventa ormai culla in cui noi tutti vorremmo farci dondolare da quell’onda trasparente che è la metafora della nostra anima che ancora non si è sopita.
Ciao caro Lucio, porta con te tra le nuvole il nostro eterno ricordo, la gratitudine infinita ed il pensiero ricco e sincero di tutti coloro i quali ti hanno donato affetto e stima.
Porta per sempre il ricordo semplice ed amabile di quest’isola dolce che sa parlare all’Anima, conserva nel cuore la genuinità dei nostri Amici Usticesi, la spontaneità dei loro sorrisi, la carezza dei loro sguardi, il grido dei bambini, la saggezza degli anziani con le chiome argentate, la sicurezza degli uomini del mare, la gentilezza antica di chi con la schiena curva sulla terra ti donò quel grappolo d’uva ancora umido di sale!
E solo Dio sa quanti sono!
Mimmo Drago