Spett.le USTICA SAPE
c.a. Pietro Bertucci
Buon proseguimento di fine stagione, sia a chi ancora crede ed ha voglia di far qualcosa per invertire la rotta devastante che ha preso Ustica, sia a chi, in buona o mala fede, ritiene che “dare lavoro”, “consentire iniziative”, “ripristinare immobili diruti” siano attività in sé nobili e positive, prescindendo dai valori e dai beni collettivi che vengono sacrificati all’utile privato.
Eppure, anche l’attuale amministrazione, quando era all’opposizione, gridò allo scandalo quando furono distrutte le tre villette alberate del centro urbano per trasformarle in spiazzi cementificati, con ringhiera metallica di contorno e lumaca colorata al centro. E ciò dimenticandosi che la genialata era partita dalla amministrazione precedente, di pari estrazione ideologica dell’attuale.
Ancora, qualcuno imbastì più di una campagna elettorale con l’intento di restituire il fu Hotel San Bartolomeo al suo proprietario. Io mi sarei accontentato che non restasse la bomba ecologica che è ancora adesso, un vero e proprio centro di smistamento di sorci che passeggiano in prossimità di via Sindaco I e dintorni.
I resti della scuola da ristrutturare – ed i costi dell’iniziativa- sono ancora sotto il sole, a due passi dal municipio.
Poco male. Le scuole pare che ad Ustica non servano più a nessuno. Chi vuole, e soprattutto può, va a Palermo, gli altri si arrangiano. Tanto un mese l’anno ancora si lavora e negli altri mesi qualcosa l’amministrazione comunale distribuirà ai fideles… ci sono ancora soldi da spendere del PNRR, le cooperative di donne potranno acchiappare ancora contributi, i soldi per gli enti no profit vanno trovati… si potrebbe anche realizzare il traforo del Monte Bianco (rectius: del monte Cresta di Fallo) giusto per dare la sensazione che qualcosa si muove, si pensa, si progetta … e per il futuro si vedrà… in fondo perché guardare avanti? Basta non beccare tramvate mentre si è in sella …tutto ciò mi ricorda il comportamento di una gentile signora che dirigeva (amministrava?) una casa di riposo in un ridente (forse perché ha ospitato per 15 anni la latitanza di Bernardo Provenzano senza che nessuno facesse una piega…) comune in provincia di Palermo: faceva buchi su buchi, disastri su disastri ed al personale che chiedeva (invano) di essere pagato rispondeva : “tra due anni vado in pensione, mi interessa arrivare a quella data e nient’altro”. Beh, speriamo che chiuda presto.
Ad Ustica a qualcuno – ed ai suoi fideles- interessa arrivare il più lontano possibile, in qualsiasi modo e poi va bene anche il diluvio. Basta non esserci mentre piove.
In tutti i periodi storici ci sono le fasi di decadenza e di involuzione. Adesso è questo momento e dirlo è già un atto rivoluzionario, nonostante gli accertamenti unilaterali, la tolleranza 0 e quello 2500, a seconda dei destinatari…
In tutto questo, nell’assenza di iniziative delle autorità preposte al controllo salvo problematiche di grosso impatto sociale (uomini morti), l’unica possibilità è una rivoluzione dal basso, uno sdegno ribollente ed incontenibile di una comunità che renda vano qualsiasi tentativo di ignorarlo e di metterlo a tacere.
Buona fortuna. Chi resta – e soprattutto i loro figli- ne avranno bisogno.
Ustica, 21 agosto 2024
Francesco Menallo