(La Verità, Il Foglio)
di ALESSANDRO TROCINO
Gennaro Sangiuliano da tempo si è messo in testa, forte anche del ruolo che gli è stato attribuito, quello di ministro della Cultura, di sostenere con forza l’esistenza di una cultura di destra da contrapporre a quella di sinistra. L’eterno, e un po’ stucchevole, tema dell’egemonia culturale e della sudditanza psicologica, che talvolta sfocia in un vittimismo fuori tempo massimo (essendo ormai la destra al governo del Paese e delle istituzioni) e talvolta finisce fuori strada, per eccesso di agonismo.
Due giorni fa il ministro ha scritto una lettera al Corriere della Sera, nella quale arruola Antonio Gramsci nella corrente della «ideologia italiana», sorta di tentativo sincretico di creare un albo bipartisan, dove convivono il pensatore marxista con Giuseppe Prezzolini e Benedetto Croce, perché «la cultura, quando è alta, è per sua natura dialogante e crea una dialettica delle idee». E ancora: «Gramsci corregge il marxismo classico e lo apre al popolo-nazione e soprattutto al valore della storia valutata secondo la “coscienza contemporanea”, riconoscendo lo storicismo di Croce». Infine, spiega Sangiuliano che «certo, Gramsci fu il fondatore del Partito Comunista. Peraltro, secondo gli studi del professor Franco Lo Piparo, egli fu perseguitato dal fascismo e isolato dai suoi compagni». Si può aggiungere, forse non nella stessa misura.
Sangiuliano aveva già annunciato tempo fa (altro…)