La rubrica <L’Oddo volante> ancora una volta registra una presenza femminile; fa parte della foltissima schiera di persone non originarie di Ustica ma “cardiologicamente” isolane. Oggi il piacere della settimanale “chiacchierata” me lo riserva Roberta Messina la quale per l’occasione introduce una assoluta e singolare novità: ben a conoscenza come lettrice di Usticasape> dell’ “oddovolantite“, aderisce cortesemente al mio invito a rispondere ma non si limita solo a porgere le risposte ma liberamente si diverte a confezionare anche le domande (alcune mutuate da precedenti interventi); in pratica consegna “il prodotto” completo in forma di “autointervista”. Volentieri accetto la simpatica variante ed ecco quindi in pratica Roberta Messina che chiacchiera con … Roberta Messina.
Roberta, in quale circostanza è avvenuto il tuo primissimo impatto con l’isola di Ustica e quali “fermo immagine” ancor oggi, incancellabili, conservi fra i tuoi giovanili ricordi ?
“Sono arrivata sull’isola per la prima volta da bambinetta, credo tra i 4 e i 5 anni. I miei venivano già per la Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, forse portarono qualche volta anche me, ma ne dubito. Quando venni, ricordo che per un paio di anni, stavamo per periodi brevi, in vacanza, ospiti a casa Borzì, dove poi tenemmo per anni ancorato il nostro gommoncino. Ci chiamarono poi: “i pesci Messina” ahahah. Ma prima di allora io non ero proprio un “pesce”. Da piccola avevo smesso di nuotare per scelta: nuotavo già bene a tre anni ma un giorno, dallo stabilimento de La Torre di Mondello, mia madre e una sua amica, bambindotate, furono invitate da un amico su un motoscafo Acquarama per fare un giro… era il 1965. Orbene, quel motoscafo si schiantò sulla secca di Mondello e affondò. Io ho il ricordo preciso… non mi successe nulla perché già sapevo nuotare ed ero con la mamma, ci salvarono in pochi minuti…. Eppure ho anche il ricordo di essermi rifiutata di nuotare di nuovo fino a quando, avevo sei anni, lo zio Aldo Borzì mi acchiappò, mi tolse gli orridi braccialetti per stare a galla e, portandomi in braccio, mi buttò urlante dal trampolino. Nuotai J. E del mare mi innamorai”.
= Ti chiedo un ricordo dei primi anni nella vostra casetta “carceretto delle donne” di fronte alla Torre Santa Maria.
“Papà la affittò dallo Stato che era un vero rudere, ho le foto. All’inizio – data la penuria di soldi – la restaurò all’essenziale. C’era solo il corpo centrale, dietro un muretto ancora sgarrupato, davanti un pezzetto di sterrato, piante e fiori ancora da crescere. Il piccolo soppalco serviva da camera da letto dei genitori. C’era una cisterna, l’acqua corrente ancora no. Ricordo papà che si arrampicava sopra il soppalco per versare bidoni di acqua nella cisterna. Io prevalentemente mi lavavo a mare! Ricordo benissimo la sensazione bella del sale sulla pelle. E poi la cucina: due fornelli per un cucinino da campeggio! Ma con quelli la mamma creava capolavori per noi e per gli amici. Era veramente bellissimo. E poi, più avanti, ricordo il giardinetto rigoglioso di ibiscus e geranei, e la cucina annessa alla casa; ricordo le feste incredibili durante la Rassegna con i Vianella che cantavano “con le pinne, il fucile e gli occhiali”, Pippo Baudo e Nuccio Costa, Jacques Mayol ed Enzo Maiorca, Fulco Pratesi e Folco Quilici … tutti pazzi per la pasta alla Norma ed il pescespada di Maricetta, mia madre, grandissima cuoca”.
Roberta, le estati a Ustica dell’adolescenza?
“Erano la libertà! A mare in barchino coi genitori. Nel pomeriggio alla banchina alta con gli amici. I primi amoretti. La discoteca da Camillone … Con i ragazzi che, se mi stringevano troppo durante i lenti, si ritrovavano quel gigante a “tuppuliare” sulla spalla con un brutto cipiglio… E poi le chiacchiere alla rotonda ed i bagni di notte alle capannine… Ma non ce n’erano meduse? Chissà, io non me ne ricordo. E le chitarrate in attesa dell’alba alla Falconiera o a Spalmatore. Ed i ritorni a casa, da sola a piedi, nel sentierino, oggi scala, dove stava “posteggiato” un ciuco che ragliando al mio passare, mi faceva terrorizzare. E poi ancora il Boschetto coi takki, i primi baci, le giornate con gli amici a mare sul Makallè, le prime immersioni profonde”.
= Domanda non fatta che ti saresti aspettata?
“Sul Rinascimento della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, ma su questo resto muta: spero che mi concederai uno spazio ad hoc.
Roberta, è consuetudine che la conversazione con l’ospite si concluda con la sotto-rubrica “Via col … vanto”. Ti trovi nella circostanza di dover appunto “vantare” l’isola di Ustica; quali parole spenderesti?
“Una nicchia paradisiaca, un mare cristallino e trasparente grazie alle sue correnti ed alle sue profondità che lo rendono unico nel Mediterraneo, una fauna marina ricca e variegata ed una flora rigogliosa; merito dell’Area Marina Protetta che, lo ricorderete, fu generata dalla Rassegna e creata da mio padre, dopo dieci lunghi anni di negoziato con il Ministero da un lato e con gli usticesi dall’altro. E’ un’isola che ha mantenuto una sua identità specifica, mai snaturata da orde torpedonate e sempre amata dai visitatori non turisti. Grazie forse alla sua lontananza e alla sua non appartenenza ad un arcipelago. Un’oasi di pace e godimento, soprattutto fuori dalla stagione estiva, con le sue passeggiate ed il suo bosco, con i suoi panorami ed i suoi profumi, con i sapori della sua gastronomia di terra e di mare, con il cuore grande delle sue persone. Un privilegio amarla e frequentarla”.
Riprendo il mio ruolo ed in chiusura non posso che ringraziare moltissimo Roberta Messina che ho avuto il piacere di ospitare nel duplice ruolo, gestito alla perfezione e non poteva essere diversamente, di intervistatrice e intervistata. Ripetizione inevitabile, il mare è stato sempre di casa a casa Messina; osservazione mirata; sarebbe stato infatti assolutamente imperdonabile da parte mia se non avessi qui ricordato, sia pure molto brevemente, con quanta passione, dedizione e creatività in passato in varie forme si è speso per Ustica il papà di Roberta Lucio; in una occasione di Lui ebbe a dire Mimmo Drago, e volentieri prendo a prestito le sue parole: “aveva il ritmo dei grandi perchè grande era lui stesso“: Quello di Roberta altro non è che una continuità di fatto concretizzata con il progetto recentemente realizzato del <Rinascimento della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee> e altro di ampia rigenerazione isolana sotto l’intrigante denominazione <Ustica è fimmina> già avviato in sinergia con la Pro Loco; eventi che, assicuro, riprenderemo quanto prima più diffusamente. Considerata l’ampiezza delle argomentazioni Roberta, intervistata, ha pienamente ragione a richiedere uno spazio ad hoc; questo chiaramente le starebbe stretto … Però, stamattina con Roberta, partiti da Ustica, siamo arrivati allo stretto … di Messina.
Mario Oddo – odmar@libero.it