Mi trovavo un pomeriggio di fine estate del 1973 sul terrazzo della villa di mio zio Luigi, ubicata a metà strada in via Mezzaluna ad Ustica, con quel meraviglioso panorama che si porge gentile più al cuore che all’occhio umano.
La vista che si genera sul Porto e sulla Cala di S. Maria, produce una medicina naturale che, prescritta da Dio, nutre e cura solo il benessere dell’anima.
Zitto mi intrattenevo, spesso e volentieri, ad ascoltare con grande interesse la Sua ampia cultura, e fu così che mi raccontò, con dovizia di particolari, un fatto di cronaca relativa ad un barbone, vissuto a Mazara del Vallo dal 1940 e morto di stenti appena un paio di mesi prima di quel dì.
La caratteristica stava nel fatto che, per la gente del luogo, quel “Clochard” fosse nientemeno che “Ettore Majorana”.
Infatti i ragazzi della piazza si facevano aiutare da lui a risolvere i compiti di Matematica, Fisica, Scienze Filosofiche e ……, e li chiariva senza sforzo con grande facilità e passione.
Come poteva un semplice muratore, così si (altro…)
Si può talvolta supplire all’insufficienza; all’incapacità si può riparare talvolta; l’inettitudine è, o pare più disperata.
(Niccolò Tommaseo)