Da LA STAMPA
Confindustria chiede al governo un “intervento choc” da 16 miliardi di euro a favore delle famiglie, per compensare gli effetti dell’inflazione e del crollo del potere d’acquisto. Lo ha ha detto il Presidente dell’Associazione datoriale Carlo Bonomi, ad Ustica, nel corso di un evento organizzato da Confindustria Sicilia.
“Bisogna intervenire sulle famiglie sotto i 35 mila euro di reddito”, ha affermato Bonomi, ricordando che “con l’inflazione il loro potere d’acquisto è diminuito”. L’idea è quella di “mettere in tasca a queste persone 1.200 euro all’anno in modo strutturale, col taglio dei contributi al cuneo fiscale”.
“Mi si dice non ci sono le risorse, ma io obietto: c’è una spesa pubblica di 1.100 miliardi di euro, 14-16 miliardi si trovano. La riconfigurazione della spesa pubblica si può fare”, sottolinea il numero uno di Confindustria.
Facendo cenno al dibattito sul salario minimo a 9 euro, Bonomi ha ricordato che “tutti i contratti siglati da Confindustria sono sopra ai 9 euro” e che i settori dove si paga di meno sono commercio, servizi, cooperative e finte cooperative. “Volete fare il salario minimo? Ma dite la verità”, denuncia il leader degli imprenditori.
Bonomi ha affrontato anche il nodo caldo, esprimendosi favorevolmente sull’uso di strumenti come la Cigo e lo smart working. “Noi siamo disponibili al confronto – ha detto – perché riteniamo che la salute dei lavoratori sia un bene da tutelare. In tema di sicurezza abbiamo proposto fare comitati paritari per intervenire ex ante sugli incidenti”.
A proposito della congiuntura, Bonomi ha affermato che “l’industria italiana ha dimostrato di essere forte, perché ha fatto i compiti a casa”. “Abbiamo investito nella ricerca e siamo andati nei mercati internazionali. Da qui nasce la ripresa. Oggi siamo messi abbastanza bene. Però stiamo rallentando, motivo per cui chiedevamo alla politica che andasse a stimolare gli investimenti“, ha sottolineato Bonomi, concludendo “se interveniamo subito facendo le cose che vanno fatte continueremo a crescere se non facciamo i compiti a casa mettiamo a rischio la crescita”.
Fonte: LA STAMPA