Agli occhi di coloro che sono attenti alle novità del paesaggio usticese non sarà sfuggita la presenza di una nuova installazione in una delle vasche del molo “Ex Sirena” di Cala Santa Maria: una piccola attrezzatura consistente in un palo saldamente ancorato a terra, un sensore immerso in acqua, una cassetta strumentale a tenuta stagna, un trasmettitore, e in cima un pannello solare per l’alimentazione elettrica. Si tratta di un mareografo, cioè di uno strumento per la misura continua del livello del mare, che è stato già collegato alla rete mareografica nazionale gestita dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e al Centro Allerta Tsunami dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia).
Per chi scrive queste note, è una grande soddisfazione vedere che finalmente è stato portato a compimento un progetto di ricerca scientifica e di protezione civile iniziato qualche anno fa. Era l’autunno del 2015 quando venni a sapere dall’amico e collega geologo Fabrizio Antonioli (uno dei maggiori esperti di studi sulle variazioni del livello marino, allora in forza all’ENEA) che era stato acquisito un nuovo mareografo e che si cercava un luogo adatto alla sua installazione. Proposi subito Cala Santa Maria nell’isola di Ustica per diversi motivi: innanzitutto l’utilità di una copertura mareografica in un settore cruciale per il monitoraggio del Tirreno Meridionale; e poi per la presenza di un’Area Martina Protetta e di un Laboratorio Museo di Scienze della Terra molto sensibili alla promozione della ricerca scientifica sull’isola e alle collaborazioni nazionali e internazionali. La proposta fu accettata senza esitazioni. Con Fabrizio Antonioli e Alessandro Bosman (CNR) effettuammo alcune prove di funzionamento del mareografo in laboratorio a Roma, mentre il sismologo dell’INGV Alessandro Amato assunse l’onere di capofila per la logistica e l’installazione dell’apparecchiatura a Ustica.
Gli iter burocratici (sopralluoghi, istanze, autorizzazioni), si sa, alle volte sono complessi e lunghi. Ma alla fine il progetto è stato portato a compimento. Il 28 giugno 2023 una squadra dell’INGV composta dai ricercatori Pino D’Anna, Antonio Costanza, Gioacchino Fertitta e Andrea Di Benedetto è sbarcata a Ustica per completare l’installazione e attivare il mareografo. Chi fosse interessato per ragioni di studio (o per semplice curiosità) può già scaricare i dati trasmessi da Ustica connettendosi al sito: https://tsunami.isprambiente.it/TAD_Server/Device/226
L’utilità di misure continue sulle variazioni del livello marino è duplice: sul lungo periodo è possibile verificare i tassi di aumento conseguenti al surriscaldamento globale; nel breve periodo si effettuano studi sulle correlazioni con gli eventi meteorologici estremi e il monitoraggio di possibili tsunami generati da terremoti o frane. Chi scrive queste note ha ancora viva nella memoria l’onda anomala che si è abbattuta a Cala Santa Maria il pomeriggio del 30 dicembre 2002, durante le operazioni d’imbarco della motonave Antonello da Messina, a causa di una colossale frana della Sciara del Fuoco nell’isola di Stromboli (a 180 km di distanza da Ustica). Fenomeni come questi devono essere attentamente registrati e studiati allo scopo di adottare misure preventive. Insomma, il mareografo è uno strumento utile sotto vari punti di vista, della cui presenza a Ustica si può essere compiaciuti.
Franco Foresta Martin
Direttore del Laboratorio Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica, Ricercatore Associato INGV
DIDASCALIE DELLE IMMAGINI.
1,2,3: Le prove del mareografo in laboratorio effettuate da Fabrizio Antonioli, Alessandro Bosman e Franco Foresta Martin.
4,5: L’installazione dello strumento a Ustica da parte della squadra di ricercatori e tecnici INGV.
6: I dati numerici e grafici trasmessi dal mareografo di Ustica e consultabili sul sito https://tsunami.isprambiente.it/TAD_Server/Device/226