27/02/2023
2 commenti
Caro comandante della Liberty Lines lascia sbigottiti ,perplessi ed amareggiati la sua risposta insolente e, soprattutto, sprezzante nei confronti di Calogero Pitruzzella! Se prima di scrivere si fosse informato di chi si stava occupando probabilmente non sarei qui a replicare. Chi scrive è quasi coetaneo di Calogero (qualche anni di più sul groppone) e conosce perfettamente la storia dei Pitruzzella. La storia dei Pitruzzella è legata al glorioso motoveliero SAN GIUSEPPE che dagli anni 40 agli anni 80 solcava il mar tirreno in lungo ed in largo quando i piroscafi e successivamente la nave Nuova Ustica collegava Ustica con Palermo. Pitruzzella non è comandante ma, mi creda, potrebbe insegnare a chiunque l’arte di navigare: quando i valorosi comandanti della società che gestiva i trasporti da e per Ustica se ne stavano rintanati nel porto di Palermo Giuseppe Pitruzzella papà di Calogero, salpava per Ustica per guadagnare tempo e tener fede agli impegni presi e per guadagnare da vivere per sé e per l’equipaggio. Molte volte arrivava ad Ustica tra lo stupore di tutti con mare forza sette e con condizioni meteo che lei suppongo non ha mai visto: non poteva ripararsi neanche sottovento e doveva rimanere alla “cappa” per molto tempo, se necessario anche di notte! E Calogero era a bordo con suo fratello ed altri due marinai il motorista ed un marinaio. Il San Giuseppe aveva una stazza di poche tonnellata e viaggiava con la stiva completamente piena che lasciava solo mezzo metro di fiancata sopra l’acqua.
Ci voleva tanto coraggio a viaggiare su quel glorioso guscio di noce di non più di 25 metri eppure Calogero e tutti affrontavano quel mare col sorriso sulle labbra. Mi raccontavano che nelle traversate notturne – viaggiavano sempre di notte -a volte ondate di più di 2 metri si abbattevano su quel piccolo scafo che si frangevano sulla coperta, ma lui indomito le squarciava e proseguiva nella sua navigazione . Mi raccontavano che più di una volta il vento era talmente forte da rompere una sartìa ed in mezzo alla tempesta con acqua e vento e con una cabina minuscola dove ripararsi, tutto l’equipaggio rimediò come potette. E PENSARE CHE NESSUNO, DICO NESSUNO, AVEVA UNO STRACCIO DI DIPLOMA CAPITANO e nemmeno il supporto di Windfinder, del LAMMA ecc.! A Milano direbbero: che Pirla. E che dire di quella volta di due ragazze Usticesi che si dovevano recare a Palermo per partecipare ad un concorso per l’assunzione in una struttura pubblica e che disperate in mancanza della nave “la nuova Ustica” che guarda caso quel giorno rimase a Palermo, Peppino Pitruzzella il comandante e mio eroe, si offrì di accompagnarle a Palermo col mare grosso. Mi risulta che una delle due vinse il concorso. Le iniziali di esse sono P. N. e L. B. che gli sono state per sempre riconoscenti. Conoscevano tutti il tempo ed il mare come nessuno e nemmeno mille diplomi di capitano avrebbero potuto eguagliare la loro bravura e soprattutto, il loro coraggio: altro che comodo catamarano o aliscafo! Carichi di pozzolana da Napoli, carichi di massetti da Favignana per le costruzioni che all’epoca fervevano ad Ustica. Giuseppe Pitruzzella il padre di Calogero comandava questo veliero ed aveva un coraggio sovrumano: mi ricordo che ad una mia domanda sui pericoli che correvano – ero un ragazzino – mi rispose sorridendo, non preoccuparti conosco il San Giuseppe e so di cosa è capace ma, soprattutto, il mio equipaggio, sono dei grandi marinai. Non aggiungo altro gli Usticesi conoscono la famiglia Pitruzzella ma non conoscono lei e le sue prodezze rinchiuso semprenei suoi epici viaggi transoceanici in un ambiente caldo e confortevole che l’equipaggio Pitruzzella nemmeno si immaginava!.
dott. Giuseppe Giuffria
PS Non ricordo esattamente quando, forse due anni fa quando in collegamento con la webcam perpendicolare alla banchina, osservai il catamarano fino alla partenza e con il vento di scirocco che aumentava d’intensità e mi chiedevo cosa aspetta il comandante a salpare, perché sta per danneggiare la nave: evidentemente aspettava l’orario di partenza. Ricordo con apprensione che ebbe qualche difficoltà ad uscire indenne dal cosiddetto porto e mi ripromisi di informarmi sul nominativo del comandante: era il comandante Bertolino! PER ME UNA DELUSIONE CARO COMANDANTE
G. G.