Tiro in ballo la celeberrima locuzione latina non certo per fare sfoggio della personale cultura da liceo classico ma in una sorta di difesa della mia ben precisa convinzione che, per quanto serio possa essere un argomento e quindi non il caso di scherzarci sopra, non è infrequente che spesso una civilissima e simpatica provocazione popolare può incidere e non poco pur nella sua evidente leggerezza.
Sempre a proposito dell’annosa e a tutt’oggi non risolta esigenza di avere un distaccamento permanente di Vigili del Fuoco a Ustica non è il caso che verso le “competenti Autorità nazionali e regionali” oltre alle istituzioni locali ora faccia sentire la propria “voce” chi in realtà patisce questa situazione di perdurante stallo, cioè la cittadinanza usticese? è cronaca recentissima: semplici e volenterosi isolani, causa l’incendio scoppiato sull’isola, incredibilmente si sono trovati a dover affrontare e risolvere una situazione pericolosa in assoluta gestione “fai da te”.
Ma in qual modo? Io un’idea alternativa ai passi istituzionali “in itinere” ce l’ho e la propongo; ribadisco, è una forma di chiara provocazione “terra-terra” ma, a mio giudizio, di sicuro effetto con diffusione da affidare principalmente ai potenti mezzi di comunicazione mediatica di cui oggi disponiamo.
Un nutrito gruppo, uomini e donne usticesi volenterosi e di spirito, opportunamente organizzati si faranno fotografare posizionati a degradare sulla scalinata della chiesa, ognuno con un “cato” (secchio) in mano; foto di gruppo corredata dalla dicitura <NEL 2022 A USTICA GLI INCENDI LI SPEGNIAMO COSI’>. Condivisione della foto “a tappeto” ed enorme diffusione mediatica garantita. Farebbe “scruscio”, ne sono sicuro anche perchè la provocazione sicuramente sarebbe ripresa dai vari mezzi di informazione e potrebbe anche arrivare nelle “alte e segrete stanze”. Passo volentieri l’idea a qualcuno/a in loco nel caso volesse metterla in pratica. E’ una “goliardata”, lo ammetto, ma non è detto che non possa avere lo stesso effetto di un piccolo sasso gettato nello stagno …
Mario Oddo
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