La Redazione di Ustica Sape, appresa la lieta notizia, ha chiesto a Domenico Drago, cittadino Onorario di Ustica, di spiegare cosa sia la Multivisione. Ci ha inoltrato queste preziose righe che riportiamo.
IL CULTO DELLE IMMAGINI
La Multivisione è la Danza delle immagini che esistono nelle nostre fantasie più segrete, è un valzer di poesie mute sullo schermo dei sentimenti, è una vibrazione che si spande lenta e penetra silente nell’Anima!
La Multivisione è un Sogno che va condiviso con altri e sarà stimolante, perché soltanto nei sogni ci ritroveremo finalmente liberi.
Liberi di potere pensare alle infinite domande che formula il cuore ed alle quali spesso si è incapaci di dare risposte.
Per questo continuo a guardare alle mie Multivisioni non solo come a rappresentazioni visive di un’intensa passione interiore, ma soprattutto come veicolo per affrontare i molteplici dubbi che interrogano l’anima, con la volontà di costituire una serie di punti ciclici di espressione: quelli di includere l’uomo, il mare, la natura, le passioni ma soprattutto i sentimenti in una sola unità, quella dell’Anima che Omero definì essere “Un soffio che abbandona il corpo dopo la morte”. Un soffio che pesa soltanto 21 grammi e che racchiude l’eternità della vita.
Il Mare è il luogo imprendibile delle nostre fantasie più profonde, è quello spazio di luce che esercita sull’uomo un potere misterioso ed insistente e pertanto rappresenta l’estensione di un pensiero nascosto che diventa poi confessabile, per questo è, e resterà sempre, quell’orizzonte infinito dove noi stessi ci smarriamo per poi ritrovarci.
Le visioni delle trasparenze marine da sole però non possono bastare ad esprimere questo convincimento, occorre la grandezza e la forza della Poesia, della parola travolgente o anche di un solo pensiero, che se pur fugace, possa avere la capacità di trasmette intuizioni e sentimenti attraverso la creazione di attimi che sappiano avvicinare la realtà all’estasi, al sogno.
Nello Zibaldone, Giacomo Leopardi scriveva:
“Trista quella vita, ed è pur tale la vita comunemente, che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli solo di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono le sensazioni”.
Leopardi affermava la duplicità costante insita nello sguardo del poeta; quello sguardo che sapeva e voleva parlare ai sentimenti, quel vedere con gli occhi non soltanto il visibile ma anche l’invisibile celato nel cuore vibrante.
L’occhio del poeta ha da sempre la (altro…)