La vicinanza della Comunità usticese, in questo difficile momento, al Parroco Padre Lorenzo Tripoli
Le disposizioni governative nazionali in materia di mobilità necessariamente imposte alla popolazione per contrastare e debellare, ci auguriamo in tempo quanto più breve possibile, il diffondersi dell’epidemia del coronavirus stanno comportando per tutti un improvviso impensabile cambiamento delle nostre abitudini di vita, del nostro modo di muoverci, di lavorare, di relazionarci con gli altri. Questo, che meglio sarebbe chiamare stravolgimento, interessa anche la Chiesa nelle sue abituali procedure spirituali. Sull’argomento ospitiamo volentieri un breve intervento del parroco dell’isola Padre Lorenzo Tripoli.
Padre Lorenzo, ha avuto occasione di constatare che i suoi parrocchiani, abitualmente vicini a lei, oggi lo sono ancora di più paradossalmente in un periodo in cui per superiori disposizioni sanitarie sono disciplinatamente tenuti a stare lontani da lei?
“Il fatto di essere impossibilitato a incontrare i miei cari parrocchiani, di non poter avere contatti con loro, mi pesa tantissimo. Comunque ringrazio sempre Dio in quanto questa meravigliosa comunità in effetti, pur fisicamente distante, è stata e continua ad essere vicina a me come parroco, facendomi sentire la presenza in diversi modi .”
Il giustificato divieto di aggregazione è per ora il sacrificio più duro da sopportare?
“Si, vedere la nostra chiesa vuota, sopratutto la domenica, è un dolore grande per un sacerdote ma posso dire che questa è una vera quaresima durante la quale si sta riscoprendo, almeno spero, il senso dell’unione familiare e della preghiera.”
Padre Lorenzo, si dice già che (altro…)