Organizzato dalla sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal Laboratorio Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica in collaborazione con la Soprintendenza del Mare e con il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” si è svolto a Palermo negli scorsi giorni 10,11 e 12 giugno presso l’Arsenale della Marina Regia il workshop “L’oro nero che veniva dal mare”, evento internazionale che ha registrato la partecipazione di noti studiosi nel campo delle Scienze della Terra, dell’Archeometria e della Preistoria. Alcune relazioni, tra altre, hanno riguardato anche l’isola di Ustica. Al termine dei lavori in particolare su quest’ultimo argomento scambio di battute, come seguono, con Franco Foresta Martin, Direttore del Lab-Must, con Mariella Barraco, Presidente del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica e con la “padrona di casa” Alessandra De Caro, Responsabile del Museo del Mare-Arsenale della Marina Regia di Palermo, Soprintendenza del Mare …
Franco Foresta Martin, quale il ruolo dell’isola di Ustica nel contesto dei temi di questo incontro scientifico ?
“L’isola di Ustica è il crocevia delle ossidiane dell’epoca preistorica perchè è un’isola vulcanica che non ha prodotto questo prezioso materiale vitreo che veniva utilizzato nell’antichità per fare strumenti da taglio, quando non c’erano i metalli era l’unico modo pe r tagliare, per segare era l’ossidiana, questo vetro che si scheggia in modo tale da produrre lame molto sottili e taglienti. Ebbene, Ustica nonostante non abbia giacimenti di ossidiana è tuttavia molto ricca di questi frammenti, allora, da dove venivano? Studi recenti hanno accertato che venivano prevalentemente da Lipari, dalla lontana Pantelleria, addirittura dall’isola di Palmarola, nel Lazio; da queste zone l’”oro nero” veniva esportato a bordo di piccole imbarcazioni che trasportavano non solo merci ma anche arte, cultura e tecnologia; e dunque ci dimostra il fatto che questa isola, piccola, priva di risorse idriche, che fu abitata fin da 8000 anni fa, aveva già a quel tempo dei collegamenti marittimi con il resto del Mediterraneo. I o dico sempre ai ragazzi quando vado nelle scuole a illustrare progetti formativi, come noi possiamo ricostruire la storia passata?, certo, leggendo antichi documenti, qualche iscrizione, una lapide, ecc., ma se vogliamo andare ancora molto indietro nel tempo quando non c’era ancora la scrittura, quali testimonianze ci raccontano la vita del lontanissimo passato? la materia!, noi possiamo fare “parlare” la materia grazie a sofisticate analisi fisiche e chimiche svolte da archeologi e ricercatori su piccolissimi frammenti di ossidiana; semplificando possiamo ben dire che sono si semplici “pezzettini di vetro” ma che incredibilmente ci raccontano la storia di Ustica. Ricordo con l’occasione che una mostra di pannelli sul tema sarà ospitata nel chiostro del Museo Archeologico Regionale “A.Salinas” a Palermo durante i mesi estivi”. (altro…)