Il Faro incatenato (6^ puntata)
Lei avrebbe voluto incalzarlo, stava per ribattere, ma il marito proseguì.
“Il mare era bello, formava delle piccole increspature. Il cielo, tutto una nuvola. Guarda fuori: ora non sta piovendo, ma il tempo non mi piaceva: poteva iniziare a cadere la pioggia e ci saremmo certamente bagnati.”
Anna riuscì a dire, sempre cercando di non alzare la voce, sibilando: “Vabbè, ma che centra, è tornato terrorizzato, altro che giochi, o mi sbaglio?”
“Aspetta, aspetta! Siamo arrivati al faro e anche là, quante domande. Deve imparare a non farne troppe, ‘sto figlio nostro, ma comunque…; A un certo punto rimane fermo in mezzo alla strada, non è strano? Stava inseguendo chissà cosa, forse una lucertola, buh, e si pianta là come una freccia. Aveva visto altre volte il faro, eppure poco fa era come se lo vedesse per la prima volta…”
“Ho capito, Mimmo, ma farlo tremare di spavento non mi sembra giusto. Un faro è un faro, passiamo sempre di là, mò, tutta sta novità così, all’improvviso. Chissà cosa gli hai fatto e gli hai detto!”
“Credimi, Anna, ascolta un attimo, fammi finire, aspetta, aspetta, per favore. Con tutte quelle nuvole c’era come una luce strana, che ne so, qualcosa di diverso dal solito. Toto guardava ammirato, con occhi strani. La gabbia di acciaio che avvolge il faro lo aveva colpito.
Stava fermo, non gli interessava nient’altro, non guardava nient’altro. Stava contando i rettangoli di metallo ad uno ad uno! Poi mi ha chiesto cos’era quella cosa che toccava il cielo…
In quel momento ho tirato fuori la storia del gigante. Quel faro è proprio un animale, bello grande com’è! Certe volte fa strano anche a me passare di là: una strada c’è, non è che puoi andare da un’altra parte… Magari lo guardi mille volte e non ci fai mai caso, stai pensando ad altro, sei distratto, però ci può essere quella volta e può succedere che…” (altro…)